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Malta

un errore burocratico manda in fumo la vita di una donna a malta: tra sfruttamento e limbo legale

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Una storia scioccante che rivela l’incredibile destino di una donna, vittima di un errore burocratico che l’ha costretta ad abbandonare Malta dopo aver vissuto per anni in un vero e proprio limbo legale. Il motivo? Il suo datore di lavoro aveva omesso di registrarla con JobsPlus, lasciandola in una condizione di immigrazione irregolare per ben quattro anni. Un errore che ha avuto conseguenze devastanti, nonostante le sue numerose battaglie legali.

Nonostante un processo giudiziario e un accordo con la DIER che avevano chiarito che la donna non fosse responsabile della sua situazione irregolare, il Principal Immigration Officer di Malta ha preso una decisione che ha dell’incredibile: la donna doveva andarsene. “Mi è stato comunicato che questa richiesta non può essere accolta. Di conseguenza, la vostra cliente deve lasciare l’area Schengen tramite Malta senza ulteriori indugi,”  ha scritto l’ufficiale, ignorando le evidenti prove che la colpa fosse di qualcun altro. La donna, una cittadina di un paese terzo, ha provato a fare appello, ma alla fine ha scelto di ritirarlo, lasciando il paese volontariamente per evitare un divieto di ingresso futuro.

Nel 2019, la donna era arrivata a Malta con grandi speranze e nel febbraio 2020 aveva trovato lavoro in un salone di parrucchiere. Il suo datore di lavoro, pur registrandola correttamente con Identità Malta e rilasciandole il permesso di lavoro, non l’aveva mai iscritta a JobsPlus, creando così una situazione irregolare e complicata. Come ha spiegato l’avvocato della donna, “Non è riuscita a ottenere il modulo di cessazione e l’FS3. Senza questi documenti, nessuna delle sue domande per registrare un nuovo impiego con Identità Malta poteva essere elaborata.”  Un errore che ha messo la donna in una situazione di stallo, incapace di regolarizzare la sua posizione.

E la situazione lavorativa della donna? Un vero incubo. Non solo non le venivano pagati i salari, ma era costretta a lavorare in condizioni disastrose. “Mentre lavoravo per (nome del datore di lavoro omesso), non sono mai stata trattata bene, non mi sono mai stati pagati i salari e non avevo nemmeno il tempo di mangiare. Dovevo stare in piedi tutto il tempo senza mai sedermi,”  ha raccontato la donna in un affidavit, descrivendo un orario di lavoro che arrivava anche a 10-12 ore al giorno con una sola, misera pausa di tre minuti per andare in bagno. Una condizione di sfruttamento che ha portato la donna a denunciare il suo datore di lavoro.

Dopo aver presentato una denuncia alla DIER, il datore di lavoro ha dovuto saldare arretrati per un totale di €5.000, ma la situazione si è complicata ulteriormente quando la donna ha scoperto che l’azienda non l’aveva mai registrata a JobsPlus. Questo errore ha portato l’autorità del lavoro a citare l’imprenditore in tribunale, che nel 2021 ha ammesso le proprie colpe, ricevendo una multa di €1.200. Tuttavia, la sua condizione di immigrazione è stata ignorata in aula, lasciandola in un limbo legale. Nonostante diversi tentativi per regolarizzare la sua situazione tramite Identità e JobsPlus, solo l’intervento di un avvocato ha spinto la donna a chiedere al Principal Immigration Officer di risolvere la questione.

Nel gennaio 2023, la sua richiesta è stata respinta, eppure la donna ha deciso di non arrendersi. “Mi è stato detto che la mia richiesta non poteva essere accolta, e che avrei dovuto lasciare il paese,” ha raccontato l’avvocato, che ha subito tentato di fare appello. Ma alla fine, la donna ha scelto di ritirare il ricorso e partire volontariamente. Una decisione difficile, ma necessaria per evitare di incorrere in ulteriori problemi legali. Il Ministero degli Affari Interni ha spiegato che la donna non aveva comunicato con le autorità per lungo tempo, e che la sua richiesta di regolarizzazione era arrivata troppo tardi.

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Questa vicenda solleva interrogativi importanti sulla gestione dell’immigrazione a Malta e sulle difficoltà che affrontano molti lavoratori stranieri. Un racconto di sfruttamento e burocrazia che mostra le vulnerabilità di chi vive nel paese senza una rete di protezione adeguata.

Foto: Shutterstock.com

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