Un caso esplosivo scuote la polizia maltese: la sergente Cherise Camilleri, 28 anni, originaria di Qormi, è accusata di aver tradito il proprio corpo di polizia, rivelando informazioni riservate su imminenti blitz contro il crimine organizzato. Lunedì, in un’aula di tribunale blindata, è iniziato un processo che promette di rivelare dettagli scioccanti.
L’arresto di Camilleri è stato il culmine di un’indagine che ha preso piede dopo una soffiata anonima. Una misteriosa “Cherise”, con un tatuaggio sul braccio, era sospettata di essere la talpa della polizia. In aula, la sergente ha negato tutte le accuse, che includono reati gravissimi come “promozione di un’organizzazione criminale”, “corruzione durante l’esercizio delle sue funzioni”, “complicità nel traffico di droga” e “riciclaggio di denaro sporco”
. Gli inquirenti sostengono che Camilleri abbia utilizzato le sue conoscenze interne per favorire criminali, ma lei si dichiara innocente.
Le indagini si sono intensificate quando è emerso che Camilleri era amica su social media con un individuo di interesse investigativo. Dopo il suo arresto a St Andrews, il cellulare della sergente è stato sequestrato, e i dati estratti sembrano confermare che informazioni sensibili venissero passate a terzi. Nonostante tutto, Camilleri continua a negare con forza qualsiasi coinvolgimento.
Parallelamente, anche il presunto corruttore Ruud Buhagiar, proprietario di una palestra, è stato arrestato e accusato di aver pagato tangenti per ottenere informazioni segrete. Presentatosi in tribunale la scorsa settimana, Buhagiar si è dichiarato non colpevole e resta in custodia cautelare.
In aula, la difesa di Camilleri, rappresentata dagli avvocati Arthur Azzopardi e Frank Anthony Tabone, si trova di fronte a un team agguerrito della procura, composto dagli avvocati Kevin Valletta e Maria Francesca Spiteri, e dagli ispettori Christina Delia e Lydon Zammit. Durante l’udienza, la magistrata Gabriella Vella ha accolto la richiesta dell’accusa di procedere a porte chiuse, data la delicatezza del caso, e ha imposto il divieto di pubblicare i nomi degli imputati per evitare di compromettere le indagini.
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