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Malta

Molestie in carcere: la drammatica testimonianza di un detenuto abusato da un compagno di cella

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Un caso agghiacciante di abusi sessuali all’interno di una prigione maltese ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Un detenuto, che già da bambino aveva vissuto orribili esperienze di violenza, ha raccontato in tribunale come un altro prigioniero lo abbia molestato sessualmente nella sua cella, scatenando un’ondata di indignazione e domande sul sistema penitenziario. La sua testimonianza, straziante e scioccante, ha gettato luce su una realtà fin troppo nascosta dietro le sbarre.

Il 22 gennaio scorso, all’interno del Carcere di Corradino, l’uomo ha visto la sua vita prendere una piega inaspettata quando Anthony Pirotta, un detenuto di 68 anni già noto per reati sessuali, ha fatto irruzione nella sua cella. Con un comportamento inquietante, Pirotta gli ha toccato la coscia e gli ha rivolto parole oscene. “Dopo quello che è successo, ho pensato di fare del male a me stesso e a lui allo stesso tempo… Volevo chiedere aiuto… Quando ero piccolo sono stato abusato sessualmente. Quando vivevo in Egitto, mi obbligavano a fare certe cose,”  ha dichiarato il testimone, la cui identità non è stata rivelata per proteggerne la sicurezza.

Il racconto di quest’uomo, segnato dal dolore e dalle cicatrici di un passato tragico, ha preso una piega ancora più inquietante quando ha spiegato che Pirotta, pur non essendo inizialmente minaccioso, aveva cominciato a mostrarsi eccessivamente disponibile nei suoi confronti. “Durante i momenti di libertà, quando non eravamo nelle nostre celle, Pirotta era sempre molto amichevole. Mi chiedeva se avevo bisogno di qualcosa, offriva sapone, uno straccio per pulire la cella, e perfino dei boxer – ma erano sporchi. Mi ha anche chiesto di mostrargli i miei jeans,”  ha spiegato il detenuto, cercando di far luce su quanto stesse accadendo tra le mura di quella prigione.

Ma la vera angoscia è arrivata quando, dopo un po’, Pirotta è tornato nella sua cella, gli ha toccato la coscia e gli ha chiesto una domanda sconvolgente: “Do you ejaculate?”  In quel momento, la vittima ha reagito con fermezza, chiedendo a Pirotta di andarsene e, subito dopo, ha denunciato l’accaduto a un agente di custodia. Un atto di coraggio che ha messo in moto le indagini su quanto accaduto tra quelle mura.

Il caso ha suscitato anche numerose domande sulle procedure di sicurezza all’interno del carcere. Come è stato possibile che un recidivo come Pirotta venisse messo nella stessa sezione di altri detenuti? A seguito dell’arresto, Times of Malta ha chiesto conto alle autorità carcerarie, e la risposta del CEO del Corradino Correctional Facility, Christopher Siegersma, non si è fatta attendere: “La persona in questione è considerata vulnerabile e è stata sistemata in un dormitorio con altri individui vulnerabili per garantire la loro sicurezza. Questa decisione è stata presa dopo una valutazione approfondita da parte di professionisti, considerando le necessità dell’individuo e i rischi potenziali.”

Purtroppo, il sistema penitenziario sembra avere delle falle quando si parla della protezione di persone vulnerabili. Questo incidente solleva gravi interrogativi sulla gestione dei detenuti e sulla sicurezza di tutti gli individui all’interno del carcere. Cosa sta accadendo davvero dietro le sbarre? E cosa si sta facendo per proteggere i più deboli?

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Il processo prosegue, con l’accusa affidata all’ispettore Gabriel Kitcher e l’avvocato Miriayah Borg dell’Ufficio del Procuratore Generale, mentre la difesa si affida all’avvocato Julia Micallef Stafrace, che sta rappresentando l’imputato, il 68enne Anthony Pirotta, il quale ha negato le accuse e si è dichiarato non colpevole.

Foto: Matthew Mirabelli

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