
L’Iniziativa per la riforma dei media ha espresso “grave preoccupazione” per il fatto che un processo destinato a rafforzare la libertà di parola e il giornalismo sia stato portato avanti senza trasparenza. Foto di repertorio: Times of Malta
La reazione del Primo Ministro all’appello di accademici e giornalisti che lo esortavano a consultare il pubblico su una riforma della legge sui media è stata “piena di dichiarazioni fuorvianti e false”, ha dichiarato venerdì Media Reform Initiative.
In data , 130 accademici e giornalisti hanno scritto a Robert Abela, lamentando il fatto che il governo non ha ancora pubblicato il rapporto prodotto da un comitato di esperti di media sulla riforma. Il documento, a loro dire, è stato ultimato sei settimane fa.
Hanno espresso “grave preoccupazione” per il fatto che un processo destinato a rafforzare la libertà di parola e il giornalismo sia stato portato avanti senza trasparenza.
In risposta, l’Ufficio del Primo Ministro ha dichiarato mercoledì che il governo era vincolato dai termini di riferimento del rapporto, che stabilisce che questo deve essere presentato in Parlamento.
Il rapporto, ha aggiunto l’OPM, è stato ricevuto quando il Parlamento era in pausa, poiché erano state richieste diverse proroghe.
In riferimento alle richieste di un processo di consultazione, l’OPM ha affermato che il governo ha già elaborato una serie di leggi per rafforzare il giornalismo e, di propria iniziativa, le ha trasmesse al Comitato di esperti per una prima reazione.
Venerdì, però, Media Reform Initiative ha espresso preoccupazione per il fatto che la risposta dell’OPM indicava che il governo intendeva far passare in Parlamento la legislazione sui media senza una preventiva consultazione pubblica attraverso la pubblicazione di un Libro Bianco.
“Questo significa che il governo deciderà da solo come regolare la libertà di espressione di tutti.
“Significa anche che la libertà di stampa sarà regolata all’interno di parametri decisi dallo stesso governo che spesso etichetta il giornalismo investigativo – intrapreso con grande rischio – come fake news o spin politico, o semplicemente lo tratta come irrilevante, in un’agghiacciante eco delle condizioni di impunità che hanno permesso l’assassinio di Daphne Caruana Galizia”, si legge in un comunicato.
Il “continuo rifiuto del governo di pubblicare immediatamente” il rapporto del Comitato di esperti sui media è altrettanto preoccupante.
“Sebbene il rapporto fosse pronto prima dell’aggiornamento del Parlamento, il Primo Ministro ha incontrato la commissione solo dopo l’aggiornamento del Parlamento. Ha quindi usato questa debole scusa per giustificare il suo procrastinare la pubblicazione del rapporto”.
è bene ribadire che la commissione è stata istituita sulla scia dell’inchiesta pubblica sulle circostanze dell’assassinio di Caruana Galizia, che il suo rapporto fa parte del lavoro necessario per rimediare alle carenze sistemiche che hanno permesso l’omicidio di Daphne Caruana Galizia”.l’inchiesta pubblica aveva concluso che “lo Stato deve assumersi la responsabilità dell’assassinio perché ha creato un’atmosfera di impunità generata dai livelli più alti nel cuore dell’amministrazione all’interno dell’Ufficio del Primo Ministro che, come una piovra, si è diffusa ad altre entità”.”