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Malta

la piscina “proibita” di Ian Borg verso la sanatoria: basta una modifica

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La piscina “proibita” di Ian Borg potrebbe presto trovare il suo via libera grazie a modifiche strategiche alle politiche di sviluppo rurale. È proprio un architetto esperto di patrimonio a lanciare l’allarme: l’opera del ministro degli Esteri, che sorge nella sua proprietà in campagna a Rabat, era stata inizialmente approvata dall’Autorità di Pianificazione, ma è stata poi dichiarata illegale da un tribunale, che ha sottolineato come l’attuale normativa consenta solo il “recupero di edifici esistenti” .

Ma il quadro sembra ora destinato a cambiare: la scorsa settimana, l’Autorità ha avanzato una proposta dal linguaggio vago, suggerendo una revisione dei piani per i piccoli insediamenti rurali, con l’obiettivo dichiarato di “definire chiaramente”  cosa sia accettabile in termini di sviluppo. Un dettaglio che potrebbe trasformarsi in un’autentica scappatoia normativa.

Il caso riguarda le cosiddette aree di Categoria 2 e 3, piccoli insediamenti che sorgono al di fuori delle zone di sviluppo (ODZ). La villa di Borg si trova nel pittoresco borgo di Santa Katerina, classificato come insediamento di Categoria 3. Qui, secondo le regole attuali, è permesso solo il recupero e la riqualificazione di edifici già esistenti. Nuove piscine? Proibite, come qualsiasi nuova costruzione su terreno libero, indipendentemente dalla distanza da edifici già presenti. Eppure, il nuovo obiettivo della PA è quello di rivedere tali restrizioni, introducendo delle linee guida per lo sviluppo “accessorio” in queste aree, aprendo di fatto uno spiraglio anche per la piscina di Borg.

Una minaccia per il paesaggio rurale?

Piuttosto che proteggere la campagna, questa mossa rischia di scatenare un’autentica “fuga in avanti” edilizia in aree finora incontaminate. La corte che ha dichiarato illegale la piscina di Borg si era basata su due punti normativi chiave, NWRS 3 e 4, che ora la PA potrebbe modificare. Anche se l’Autorità non specifica né quali politiche vuole modificare né come intenda procedere, ha dichiarato che l’obiettivo della revisione è quello di “portare chiarezza e aggiornare le politiche per garantire che la gestione e lo sviluppo di queste aree siano allineati agli standard di pianificazione contemporanei, nel rispetto del carattere rurale di tali zone” . Ma se tali punti venissero effettivamente ritoccati, gli interventi accessori nelle aree rurali di Categoria 3 potrebbero divenire una realtà, e opere come la piscina di Borg potrebbero essere sanate.

“Un passo del tutto ingiustificato”

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In prima linea tra i detrattori di questa possibile sanatoria troviamo l’architetto Tara Cassar, in rappresentanza dell’organizzazione per la tutela del patrimonio Din l-Art Ħelwa, che mette in guardia: “Eliminando le attuali misure di salvaguardia, si apre la porta allo sviluppo in piccoli e tradizionali insediamenti rurali”. Cassar è schietta: “Anche se la PA non ha ancora specificato quali nuovi utilizzi verranno ammessi, se venissero incluse le piscine, è chiaro che le modifiche permetterebbero la sanatoria per la piscina che i tribunali hanno già giudicato illegale”. Espandere le possibilità di costruzione in queste aree sarebbe, ha proseguito, “del tutto ingiustificato”, soprattutto perché il terreno agricolo è sempre più minacciato. “Anziché proteggere il suolo rurale, la PA sta aprendo la strada a uno sviluppo edilizio incontrollato nei terreni agricoli circostanti questi insediamenti, introducendo modifiche frammentarie ai piani locali. L’obiettivo dovrebbe essere quello di limitare gli usi consentiti in queste aree rurali, non favorire ulteriori sconfinamenti” , ha affermato Cassar.

Una vicenda senza fine

La storia della piscina della famiglia Borg è ormai un autentico caso senza fine. Tutto è iniziato quando Borg è stato accusato di aver acquistato la proprietà – circa il doppio delle dimensioni di un campo da tennis – nella panoramica valle di Santa Katerina, per soli 10.000 euro. Dopo aver trasformato un edificio abbandonato ODZ in una moderna abitazione, Borg ha presentato una domanda per la costruzione di una piscina nel campo adiacente. A quel punto, l’ambientalista Noel Ciantar ha presentato ricorso al tribunale di pianificazione, ma la sua richiesta è stata respinta. Tuttavia, Ciantar non si è arreso e ha portato il caso in corte, ottenendo la revoca del permesso per la piscina.

Nel 2019 Borg ha presentato una nuova domanda, che è stata nuovamente approvata dalla PA e confermata dall’EPRT, ma Ciantar ha continuato a battersi in tribunale e, ancora una volta, è riuscito a far annullare il permesso. Tuttavia, a quel punto, la piscina era già stata completata.

Foto: Chris Sant Fournier

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