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Malta

Inchieste a Malta, svolta storica: regole più rigide e tempo massimo di due anni

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Una rivoluzione nel sistema delle inchieste magistrali è pronta a scuotere Malta. Da oggi, chiunque voglia avviare un’inchiesta su un presunto crimine dovrà prima bussare alla porta della polizia. Sei mesi di attesa, e se nulla si muove, sarà possibile portare la richiesta direttamente davanti a un giudice. Ma attenzione: solo le prove ammissibili in tribunale saranno valide. Addio a testimonianze di seconda mano e racconti poco verificabili.

E non è tutto. Per la prima volta, i magistrati avranno un limite di tempo ben preciso: due anni. Non un giorno di più. Se allo scadere del termine l’inchiesta non sarà conclusa, tutto il materiale raccolto finirà dritto nelle mani dell’Avvocato Generale, che deciderà il destino del caso.

Fonti governative rivelano che questo nuovo sistema prenderà ispirazione dalla Francia, con l’obiettivo di uniformare una procedura che, fino ad oggi, dipendeva troppo dalle decisioni individuali dei magistrati.

Come sarà possibile chiedere un’inchiesta?
La procedura sarà divisa in due fasi:

  1. Primo step: la polizia – Il cittadino che vuole un’inchiesta dovrà presentare una richiesta giurata alla polizia, che avrà sei mesi di tempo per decidere se procedere con un’indagine.
  2. Secondo step: il tribunale – Se la polizia non agisce o il richiedente ritiene che l’indagine sia insufficiente, potrà portare il caso in tribunale e chiedere direttamente a un giudice di aprire l’inchiesta.

A quel punto, la corte convocherà la polizia in un’udienza a porte chiuse per spiegare perché ha deciso di non intervenire. Ma non solo: verranno ascoltati anche il soggetto dell’inchiesta e chi ha presentato la richiesta.

Inchieste più rapide e maggiore trasparenza
La legge attuale stabilisce che le inchieste dovrebbero concludersi in 60 giorni, ma questa norma è spesso ignorata. La nuova riforma stabilisce invece un termine rigido di due anni. Una volta scaduto il tempo, il magistrato dovrà trasmettere tutto il materiale raccolto all’Avvocato Generale, che avrà diverse opzioni:

  • Estendere l’inchiesta, avviando un nuovo ciclo di due anni;
  • Ordinare alla polizia di approfondire le indagini;
  • Spiccare accuse contro l’indagato;
  • Archiviare il caso.

E c’è di più: se l’inchiesta è in corso da almeno sei mesi, la vittima del presunto crimine (o i suoi familiari) potranno chiedere aggiornamenti all’Avvocato Generale e ottenere una copia del fascicolo. Se il caso venisse chiuso senza accuse, saranno informati direttamente.

Ma attenzione ai furbetti: chi farà un uso abusivo di questo strumento potrebbe essere costretto a pagare le spese dell’inchiesta.

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Una stretta sugli esperti forensi
La riforma porterà anche importanti cambiamenti nella nomina degli esperti forensi e tecnici. D’ora in poi, i magistrati potranno scegliere solo persone fisiche e non più aziende o gruppi. L’obiettivo? Evitare che società incaricate come esperti chiudano improvvisamente, lasciando a metà il lavoro.

Inoltre, i magistrati dovranno giustificare qualsiasi scelta di esperti che non facciano parte della lista ufficiale dei consulenti approvati dal tribunale. Questi professionisti dovranno dimostrare di conoscere il diritto penale maltese nel loro settore e, se non accreditati, saranno sottoposti a un esame di idoneità condotto dal Ministero della Giustizia e dalla Court Services Agency.

Un freno ai costi delle perizie
Il governo vuole anche mettere ordine nelle spese per le consulenze forensi. Gli esperti saranno pagati secondo tariffe standard, evitando compensi esorbitanti. E se le spese dovessero superare i 50.000 euro? In quel caso, sarà necessario il via libera del Capo della Giustizia.

Un cambiamento epocale, che promette di rendere la giustizia maltese più veloce ed efficiente. Ma basterà davvero per risolvere le inefficienze di un sistema che, fino ad oggi, ha spesso lasciato cittadini e vittime senza risposte?

Foto d’archivio: Matthew Mirabelli

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