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Malta

Binance, Malta e un magnate assassinato: il mistero dei criptomilioni scomparsi

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Un magnate del gioco d’azzardo assassinato, milioni di euro in criptovalute spariti nel nulla e una rete criminale che si estende da Cipro a Malta: è il caso che sta facendo tremare il mondo della finanza digitale.

Halil Falyalı, imprenditore turco-cipriota con un passato torbido e un mandato di cattura negli Stati Uniti per presunto riciclaggio di denaro del narcotraffico, è stato ucciso a Cipro del Nord nel 2022. Ma la sua morte ha aperto un vaso di Pandora. Un’indagine condotta dalle autorità turche ha rivelato che parte dei suoi affari si intrecciava con il colosso delle criptovalute Binance, e una traccia porta dritta a Malta.

Il fiume di denaro che passava per Binance

Nel 2022, un rapporto degli investigatori finanziari turchi ha elencato circa 100 portafogli di criptovaluta collegati alla rete di Falyalı, utilizzati per spostare i proventi delle attività criminali. Tra le piattaforme coinvolte, Binance TR, la filiale turca del gigante delle criptovalute, è stata identificata come una delle tre principali utilizzate dal gruppo per trasferire fondi.

Ma la cifra più inquietante è un’altra: più di 29 milioni di dollari  sarebbero transitati attraverso Binance Global, e uno degli account centrali per queste operazioni sembra avere un’origine chiara: Malta.

Secondo gli investigatori, questo account è stato aperto su Binance Global il 26 novembre 2020, proprio mentre la piattaforma non era ancora autorizzata a operare a Malta come fornitore di servizi finanziari.

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Quando le autorità hanno chiesto spiegazioni, Binance ha dichiarato che il titolare del conto era un certo Halil Cahit/Djahit, cittadino cipriota. Ma il nome non era altro che un alias dello stesso Falyalı: il suo documento d’identità cipriota riportava infatti il nome “Halil Djahit”. Per aprire il conto, aveva persino fornito una copia del suo passaporto e un selfie.

Interpellato sui legami con Falyalı, un rappresentante di Binance ha risposto: “Binance mira a stabilire un alto standard di conformità nel settore, individuando e prevenendo attivamente attività illecite sia all’interno che all’esterno della nostra piattaforma. Lavoriamo a stretto contatto con le forze dell’ordine e i partner del settore per migliorare la sicurezza e la conformità normativa, utilizzando sofisticati sistemi di verifica dell’identità basati sull’intelligenza artificiale.”

Il legame con Malta: una coincidenza?

Nel 2018, Binance si è trasferita a Malta, attratta dalle politiche favorevoli del governo dell’epoca guidato da Joseph Muscat, che voleva trasformare l’isola nella famosa “Blockchain Island” . L’anno successivo, il governo maltese ha introdotto una normativa che concedeva 12 mesi di tempo agli operatori di criptovalute per richiedere una licenza ufficiale.

Eppure, Binance non ha mai ottenuto quella licenza. Nel febbraio 2020, la Malta Financial Services Authority (MFSA) ha emesso una dichiarazione in cui affermava che _”Binance non è autorizzata dalla MFSA a operare nel settore delle criptovalute”_—un chiaro segnale d’allarme su cui oggi le autorità stanno tornando a indagare.

Nel frattempo, Binance è finita nel mirino della giustizia anche negli Stati Uniti. Nel 2023, il suo co-fondatore e all’epoca principale azionista, Changpeng Zhao, si è dichiarato colpevole di non aver implementato un adeguato sistema anti-riciclaggio. Nella sua confessione, Zhao ha ammesso di aver detto ai dipendenti che era “meglio chiedere perdono che permesso” .

Gli arresti e le confessioni che stanno facendo tremare la rete di Falyalı

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A dicembre 2023, i magistrati turchi hanno emesso oltre 240 mandati di arresto  contro persone coinvolte nell’organizzazione criminale di Falyalı. Tra gli arrestati c’è anche sua moglie, Özge Taşker Falyalı, accusata di aver preso parte al riciclaggio di denaro e al giro di scommesse illegali.

Gli investigatori hanno scoperto che, subito dopo l’assassinio del marito, la donna ha effettuato un prelievo ingente dal conto Binance a lui riconducibile. Sottoposta a interrogatorio, ha confermato di possedere un portafoglio su Binance Global registrato a suo nome da nubile e ha dichiarato che Falyalı aveva criptovalute all’estero per un valore di 30 milioni di euro, 10 milioni di dollari e 10 milioni di sterline . Özge ha però negato ogni accusa.

Secondo le autorità, però, le cifre finora rintracciate rappresentano solo una minima parte del denaro spostato dalla rete di Falyalı.

Un impero che generava 75 milioni di euro al mese

Uno degli uomini chiave dell’organizzazione, Cemil Önal , ex responsabile finanziario di Falyalı e ora sotto processo per scommesse illegali e presunta complicità nell’omicidio del suo ex capo, ha fatto rivelazioni esplosive.

Secondo Önal, l’impero di Falyalı generava 75 milioni di euro al mese, una cifra impressionante. Ma non è tutto: finora, le autorità sono riuscite a sequestrare solo 40 milioni di euro  in beni.

In oltre 20 ore di interviste registrate con l’Organised Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP), Önal ha spiegato come la rete riuscisse a eludere il sistema bancario grazie all’uso dei cold wallets: dispositivi offline che conservano criptovalute senza alcuna connessione a internet, rendendo i fondi praticamente irrintracciabili.

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Le criptovalute venivano depositate in questi dispositivi e poi trasportate fisicamente per essere incassate in contanti, un metodo che ha permesso alla rete di operare indisturbata per anni.

La fine di un impero… o solo l’inizio delle rivelazioni?

L’omicidio di Halil Falyalı ha scoperchiato un sistema di riciclaggio che potrebbe essere molto più vasto di quanto inizialmente immaginato. Le indagini sono ancora in corso e nuove rivelazioni potrebbero emergere presto, facendo tremare ancora di più il mondo della finanza digitale.

Foto: Karl Andrew Micallef.

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