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Avvocato di Stato portato in tribunale: mancata azione sull’affare Vitals

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Oggi l’opposizione ha portato in tribunale l’Avvocato di Stato sostenendo che doveva recuperare i fondi frodati nell’affare degli ospedali, ormai fallito, nell’interesse pubblico.

Nel corso del procedimento davanti alla First Hall del Tribunale Civile, il leader dell’opposizione Bernard Grech e il deputato nazionalista Adrian Delia hanno sostenuto che l’Avvocato di Stato, in quanto ultimo uomo in piedi nel nostro sistema costituzionale”, non solo ha il potere ma anche il dovere di agire contro i funzionari governativi presenti e passati coinvolti nell’affare.

L’azione fa seguito alla sentenza di ottobre che ha annullato il contratto con Vitals.

Con quella sentenza, la Corte d’Appello non si è limitata a confermare la decisione del primo tribunale che annullava l’accordo inficiato da frode, ma ha fatto un ulteriore passo avanti affermando di ritenere che ci fosse “collusione tra Steward e alti funzionari governativi o le sue agenzie”.

A seguito di tale sentenza, Grech e Delia hanno presentato un’istanza all’Avvocatura dello Stato, al Procuratore generale e al Commissario di polizia affinché intervenissero contro coloro che avevano frodato il popolo maltese.

Questi uffici hanno risposto con un’archiviazione, affermando di non essere autorizzati a fare ciò che è stato loro richiesto.

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L’opposizione ha risposto prontamente, depositando una risposta in tribunale in cui avvertiva le autorità competenti che se avessero continuato ad abdicare ai loro doveri ufficiali di intervenire sull’affare fraudolento degli ospedali, sarebbero state ritenute personalmente responsabili.

Un mese dopo questo ultimo avvertimento, l’opposizione ha dato seguito ai suoi precedenti atti giudiziari presentando una causa contro l’Avvocato di Stato, chiedendo al tribunale di dichiarare che egli ha il potere e il dovere di agire per recuperare i fondi truffati a danno dello Stato maltese.

Inoltre, trattandosi di una questione di interesse nazionale, i ricorrenti hanno chiesto che il caso venga trattato con urgenza.

La loro argomentazione secondo cui l’Avvocato dello Stato non ha solo il potere, ma anche il dovere di agire, è duplice.

La sentenza definitiva emessa dalla Corte d’appello aveva già aperto la strada all’Avvocatura dello Stato.

L’Avvocato dello Stato era parte in causa in quei procedimenti, quindi era “chiarissimo” che gli era stato ordinato di agire in base a quella sentenza definitiva contro coloro che avevano perpetrato la frode e la collusione, hanno sostenuto gli avvocati dei ricorrenti.

La sentenza si applicava all’ex Primo Ministro Joseph Muscat, all’Avvocato di Stato, all’INDIS, all’amministratore delegato dell’Autorità per le Terre e al presidente del suo consiglio di amministrazione.

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La decisione dell’Avvocato dello Stato di agire non doveva attendere il consenso o l’approvazione del governo, né del Primo Ministro o di qualsiasi altro funzionario governativo, poiché gli interessi dello Stato superavano quelli dei singoli membri del governo, come quelli che il tribunale ha giudicato inadempienti nell’affare degli ospedali.

Che il ruolo dell’Avvocato di Stato non sia semplicemente consultivo nei confronti del governo, è stato dimostrato anche dai dibattiti che si sono svolti in Parlamento nel 2019, quando è stata promulgata la legge che ha creato la divisione tra l’Avvocatura generale e l’Avvocatura di Stato.

l’Avvocato dello Stato è l’ultimo uomo in piedi nel sistema costituzionale

L’allora ministro della Giustizia Owen Bonnici, che stava pilotando la legge alla Camera dei Rappresentanti, aveva descritto l’Avvocato di Stato come “l’ultimo uomo in piedi nel nostro sistema costituzionale”.

Questo perché era “l’avvocato di tutto lo Stato e non solo del governo o del Parlamento o della sola magistratura”.

L’Avvocato dello Stato doveva “agire nell’interesse pubblico e salvaguardare la legalità delle azioni dello Stato”, aveva dichiarato Bonnici, aggiungendo che le due cariche, ovvero l’Avvocatura generale e l’Avvocatura dello Stato, erano “al 100%”, come proposto dalla Commissione di Venezia nel suo rapporto del 2018.

Oltre al pronunciamento della più alta corte del Paese, l’Avvocato di Stato era anche autorizzato ad agire ai sensi dell’articolo 1051A del Codice civile, che stabilisce i rimedi in caso di corruzione.

L’Avvocato dello Stato doveva tutelare la proprietà pubblica in modo che tutti coloro che erano coinvolti, direttamente o indirettamente, in tali frodi e collusioni a danno dello Stato, fossero ritenuti personalmente e congiuntamente responsabili per il rimborso delle somme indebitamente percepite attraverso tali atti fraudolenti.

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Inoltre, ai sensi dell’articolo 91A della Costituzione, l’Avvocato dello Stato ha il dovere di “agire nell’interesse pubblico e deve salvaguardare la legalità delle azioni dello Stato”.

Nel fare ciò, egli deve agire “secondo il proprio giudizio e non deve essere soggetto alla direzione o al controllo di alcuna persona o autorità”.

Tuttavia, nonostante i poteri conferitigli sia dalla legge che dalla sentenza d’appello, l’Avvocato dello Stato non ha finora intrapreso alcuna azione, hanno sostenuto i ricorrenti, rivolgendosi alla Corte affinché dichiari che il convenuto ha il potere e il dovere di agire in modo da recuperare i fondi frodati e di farlo nell’interesse pubblico.

Gli avvocati Edward DeBono e Nicholas DeBono hanno firmato la domanda.