
I dizionari definiscono una processione come un numero di persone, veicoli o animali che si muovono in modo ordinato, di solito come parte di un evento cerimoniale formale.
Nel corso dei secoli, in Europa, le processioni hanno caratterizzato le celebrazioni religiose, quelle riservate al clero, i pellegrinaggi dei fedeli e le attività miste con le confraternite.
Le processioni cerimoniali, religiose e non, sono state registrate nella maggior parte delle culture e in tutte le epoche.
I cortei devozionali sono documentati nei primi documenti, ma anche nell’arte: facevano parte del repertorio di Girolamo Gianni; anche Edoardo Caruana Dingli, che raramente si ispirava a motivi religiosi, si cimentò in questo genere, probabilmente più allettato dai contenuti folcloristici che da quelli mistici.

Doveva essere la fotografia ad andare in città con le processioni religiose – da quelle penitenziali, come id-Duluri (la Madonna Addolorata), a quelle trionfali, come lo sprint atletico della domenica di Pasqua della statua del Rxoxt (il Cristo Risorto); dai bambini che portano Gesù Bambino a Natale ai pellegrinaggi dei ciclisti a Żabbar.

Spettacolari attira-folla rimangono le processioni del Venerdì Santo, manifestazioni popolari di devozione, trasformate in elaborate rappresentazioni teatrali in movimento. Iniziate a Rabat, Vittoriosa e La Valletta, probabilmente nel XVI secolo, sono diventate eventi nazionali.

Oggi la competizione tra città e villaggi, come Qormi, Żebbuġ, Mosta, Senglea e Rabat a Malta e Victoria a Gozo, è diventata notevole.
Diverse altre località si sono unite alla mischia. Seguendo probabilmente le usanze spagnole e siciliane, alcuni penitenti laici scalzi dietro le statue mascherano ancora interamente il loro volto con strani cappucci bianchi, spesso trascinando pesanti catene.
Anche le feste annuali del santo patrono in ogni parrocchia sono un’occasione importante per le processioni devote e popolari. L’onore di tenere alto il tableau(vara) può essere messo all’asta dai migliori offerenti.
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