Nell’ultimo anno abbiamo assistito ad un crescente fenomeno inflazionistico che ha provocato, come inevitabile conseguenza, la diminuzione del nostro potere d’acquisto
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Ma qual è la relazione tra potere d’acquisto e inflazione? Cerchiamo di fare chiarezza.
Innanzitutto, per inflazione si intende l’aumento generalizzato dei prezzi
; questo andamento, a parità di altre condizioni come il reddito, provoca l’inevitabile decremento del nostro potere d’acquisto.
I dati Istat
hanno comunicato che nel mese di febbraio 2023, il CPI, ovvero l’indice dei prezzi al consumo, ha segnato + 0,3% su base mensile e +9,2% su base annua, da +10% rispetto al mese precedente. Ciò che si denota è che nonostante resti elevato, il tasso di inflazione ha subito un rallentamento.
A complicare questo scenario è l’attuale situazione circa i mutui: la BCE ha deciso per un nuovo rialzo dei tassi di mercato pari al 0,5%, giungendo al 3%. Questa decisione farà crescere le spese a coloro che hanno sottoscritto un contratto di mutuo a tasso variabile e a chi sta per stipularne uno a tasso fisso. Dopo anni in cui il tasso di interesse non ha subito radicali cambiamenti, la Banca Centrale Europa, dal mese di luglio del 2023, ha dato inizio ad un progressivo aumento di tale indice. Questo ha fatto si che il potere d’acquisto delle famiglie decrescesse anche sui mutui stessi.
Per chi ha in attivo un mutuo a tasso variabile, la rata potrebbe essere maggiorata di circa 200€ rispetto all’anno precedente, a seconda dell’importo e altre condizioni. Tuttavia, con qualche scelta strategica è possibile contenere il rincaro, per esempio chiedere una surroga per passare dal tasso variabile al fisso. Così facendo, il richiedente potrà mettersi al riparo da futuri incrementi. Altra opzione è rinegoziare il mutuo con la propria banca.