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Tecnologia

“Londra disconnette: giovani in cerca di un respiro senza smartphone”

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Nel cuore di Londra, un gruppo di giovani ha deciso di lanciarsi in una sfida audace: liberarsi per due ore dalla schiavitù dello smartphone. Lois Shafier è stata una di loro. Ha messo il suo telefono in un deposito e, con il cuore leggero, ha affrontato una serata senza notifiche, senza messaggi, senza distrazioni. Un’ora senza la pressione dei social, senza l’ossessione di “essere sempre connessi”. Solo due ore di pace, di quiete. Senza il fastidio del ping che interrompe il flusso dei pensieri.

“Sono una dipendente del mio telefono, non riesco a staccare,”  ha ammesso Lois a AFP, ammettendo un problema che molti oggi riconoscono, ma pochi sono disposti ad affrontare. Eppure, in quella serata organizzata dal “Offline Club”, un movimento che sta crescendo a dismisura, Lois ha trovato finalmente una boccata d’aria fresca, lontano dalla dipendenza tecnologica che affligge la sua generazione.

Più di 150 persone, giovani adulti tra i 20 e i 35 anni, hanno preso parte all’iniziativa. Tutti hanno pagato £9.50 (circa 11 euro) per staccarsi dai loro dispositivi e godersi una serata fatta di vere connessioni umane. Una serata offline, che ha permesso a queste menti frenetiche di ritrovare il piacere delle relazioni faccia a faccia. “Siamo la generazione della tecnologia, ma siamo stanchi. Vogliamo riconnetterci con il mondo reale” , ha dichiarato Bianca Bolum, una partecipante, con la speranza di conoscere persone nuove in un contesto lontano dalle schermate dei cellulari.

Londra, una delle città più digitalizzate del mondo, ospita eventi che stanno facendo discutere. Durante la serata, i partecipanti si sono immersi in attività che richiedevano concentrazione: lettura, scrittura, disegno, e la suggestiva performance della pianista Maria Garzon, che ha accompagnato il tutto con melodie rilassanti, creando l’atmosfera perfetta per un “digital detox”. Ma il paradosso è sotto gli occhi di tutti: mentre si cercava di staccare dalla tecnologia, l’evento stesso è stato organizzato e promosso tramite i social media. “Ho scoperto il club grazie a Instagram,”  ammette senza remore Harry Stead, 25 anni, che ha partecipato per “liberarsi” dalla sua dipendenza digitale. Ma, per quanto paradossale, sembra che i social siano diventati il canale privilegiato per chiunque cerchi un rifugio dal digitale.

Una generazione schiava dello smartphone e la ricerca di un legame autentico

Secondo le statistiche di Ofcom, l’autorità britannica delle telecomunicazioni, i giovani adulti tra i 25 e i 34 anni passano in media 4 ore e 3 minuti al giorno sui loro smartphone. Eppure, nonostante i numeri impressionanti, molti di loro, come Liliann Delacruz, 22 anni, arrivano a passare fino a 10 ore al giorno sui social e a messaggiare con amici e familiari. Un vero e proprio vortice digitale che non lascia respiro. “È liberatorio non guardare il telefono. Non mi rendevo conto di quanto fossi dipendente,” racconta Harry, sottolineando la sensazione di “liberazione” che ha provato nel lasciare il suo dispositivo all’ingresso dell’evento.

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Il “Offline Club” sta vivendo una crescita vertiginosa: ogni evento è un successo, i biglietti vanno esauriti in pochi minuti, segno di una domanda crescente da parte dei giovani che, nonostante siano sempre connessi, sentono il bisogno di disconnettersi. Questo movimento si sta rapidamente diffondendo anche a Parigi, Barcellona e Dubai, con più di 2000 partecipanti che hanno già preso parte alle iniziative. Ben Hounsell, il 23enne ideatore del club, non è contro la tecnologia, ma è convinto che prendersi una pausa dai dispositivi possa essere incredibilmente benefico per la salute mentale e il benessere emotivo.

“Non siamo contro la tecnologia, ma riconosciamo che staccare da essa per qualche ora può davvero fare la differenza nella nostra vita quotidiana”  spiega Ben. In fondo, il vero successo del club non è tanto una protesta contro i dispositivi, ma la consapevolezza che il distacco, anche solo temporaneo, può favorire una connessione più profonda con se stessi e con gli altri. L’ironia, però, sta nel fatto che la promozione di eventi come questi avviene tramite Instagram e altri social media, alimentando la stessa dipendenza che cercano di combattere.

La lotta contro la solitudine digitale

Il movimento “offline” non è solo una moda, ma una risposta a un fenomeno crescente: la solitudine digitale. “L’epidemia di solitudine e i problemi di salute mentale sono in aumento. Le persone stanno cercando legami autentici, lontani dagli schermi,”  afferma Ilya Kneppelhout, fondatore del club. La crescente consapevolezza su questo tema ha spinto sempre più persone a partecipare agli eventi organizzati, riconoscendo l’importanza di recuperare il tempo trascorso senza connettersi a un dispositivo. E c’è chi, come alcuni influencer, ha deciso di fare un passo ulteriore. Lena Mahfouf, influencer francese, ha annunciato pubblicamente di volersi prendere una pausa di un mese dai social, mentre Venetia La Manna, attivista per la moda sostenibile, si disconnette ogni weekend, promuovendo l’iniziativa con l’hashtag #offline48.

Per alcuni, però, non basta una disconnessione breve. Esistono anche dei ritiri dedicati al “digital detox”, dove le persone possono trascorrere giorni senza tecnologia, riscoprendo la bellezza di stare semplicemente insieme, lontano da notifiche e messaggi.

La verità, come sottolinea Anna Cox, professore di interazione uomo-computer all’University College di Londra, è che “la vera questione non riguarda tanto i danni alla salute mentale, ma le opportunità perse. Quante cose non abbiamo fatto perché eravamo troppo impegnati a scorrere il nostro feed?”  Magari abbiamo perso una conversazione importante con il nostro partner o abbiamo procrastinato semplicemente perché il nostro telefono non ci dava tregua.

Ma c’è una soluzione: “Ci sono ottime strategie per ridurre il tempo passato sui dispositivi,” aggiunge Cox. Cambiare le impostazioni del telefono, spegnere le notifiche o passare a un’interfaccia in bianco e nero sono alcune delle tecniche che aiutano a ridurre l’impulso a controllare costantemente lo schermo.

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Foto: Henry Nicholls/AFP

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