Dietro l’apparente ottimismo dei CEO globali si cela una corsa contro il tempo per abbracciare l’intelligenza artificiale, mentre le sfide economiche e la sostenibilità ridefiniscono il futuro delle imprese. Un’indagine di KPMG condotta su oltre 1.300 leader aziendali di tutto il mondo dipinge un quadro inaspettato: il 92% dei CEO prevede di aumentare il numero dei dipendenti nei prossimi tre anni, segnando il livello di fiducia più alto dal 2020. Tuttavia, il 72% sente il peso crescente di assicurare la prosperità a lungo termine delle proprie aziende in un panorama sempre più complesso.
David Pace, partner di KPMG Malta e responsabile della consulenza, osserva che “nell’ultimo decennio, i CEO si sono concentrati sull’aumentare la fiducia attraverso strategie innovative, potenziando gli investimenti in tecnologia e valorizzando il capitale umano. Inoltre, hanno abbracciato la sostenibilità come un pilastro cruciale per creare valore.”
Le minacce alla crescita stanno cambiando rapidamente: i leader ora considerano le interruzioni delle catene di approvvigionamento e le sfide operative tra i principali ostacoli, superando problematiche come la cybersecurity o le incertezze geopolitiche che dominavano fino a un anno fa.
L’intelligenza artificiale emerge come protagonista assoluta nelle priorità aziendali: secondo lo studio, è il secondo tema più urgente dopo l’incertezza economica, con il 64% dei CEO che la identifica come principale area di investimento per il 2024. Tuttavia, c’è una visione strategica di lungo termine, poiché il 63% si aspetta un ritorno sugli investimenti entro tre o cinque anni.
Marco Vassallo, partner per le soluzioni digitali di KPMG Islands Group, sottolinea il potenziale trasformativo dell’AI per le comunità insulari. “L’AI può rivoluzionare il modo in cui le imprese delle isole gestiscono le operazioni, ottimizzando le catene di approvvigionamento e il controllo delle scorte. Inoltre, la personalizzazione guidata dall’intelligenza artificiale migliora l’esperienza del cliente, aumentando la soddisfazione e la fedeltà.”
Ma i benefici non si fermano qui: attraverso l’AI, le comunità insulari possono attrarre investimenti, rafforzare la loro competitività economica e costruire un futuro più sostenibile. “Programmi di formazione e riqualificazione basati sull’intelligenza artificiale possono preparare la forza lavoro ad affrontare con successo l’era digitale, colmando le lacune di competenze e garantendo la sicurezza dei posti di lavoro.”
Tuttavia, l’adozione di queste tecnologie non è priva di ostacoli. Oltre la metà dei CEO (61%) cita sfide etiche significative nell’implementazione dell’AI, mentre la mancanza di regolamentazione (50%) e le carenze di competenze tecniche (48%) rappresentano ulteriori preoccupazioni.
Mentre il 76% dei leader crede che l’AI non ridurrà drasticamente il numero dei posti di lavoro, solo il 38% ritiene che i propri dipendenti abbiano le competenze necessarie per trarne pieno vantaggio. Il 58% ha ammesso che l’integrazione dell’AI generativa li ha portati a ripensare le competenze richieste per i ruoli di ingresso.
Parallelamente, i CEO stanno riaffermando il loro impegno verso la sostenibilità e le pratiche ESG. Rispetto al 2015, quando i rischi ambientali erano considerati secondari, oggi quasi un quarto (24%) dei leader avverte che non soddisfare le aspettative ESG potrebbe avvantaggiare la concorrenza.
Arnaud van Dijk, responsabile ESG di KPMG Islands Group, sottolinea: “Abbiamo assistito a un cambiamento positivo, con molti CEO nelle isole che stanno dando priorità alla sostenibilità e pianificano di formalizzare le loro strategie ESG entro i prossimi due anni.”
Ma le aziende si trovano ad affrontare grandi sfide nel soddisfare i requisiti di rendicontazione, un processo che assorbe risorse significative.
Nonostante le crescenti pressioni politiche in alcuni Paesi, i leader riconoscono che le questioni ESG influiscono direttamente sulla reputazione aziendale. Ben il 76% sarebbe disposto a vendere una parte redditizia dell’azienda se questa danneggiasse la reputazione, mentre il 68% sarebbe pronto a prendere posizione su temi politicamente o socialmente controversi, anche se il consiglio di amministrazione fosse contrario.
Guardando al 2025, il 30% dei CEO identifica nella complessità della decarbonizzazione delle catene di approvvigionamento il principale ostacolo al raggiungimento degli obiettivi climatici. Questa sfida è ulteriormente aggravata dalle tensioni geopolitiche globali che minacciano le principali rotte commerciali.
Foto: Shutterstock.com. Inserto: David Pace, partner e responsabile della consulenza di KPMG a Malta.