La donna italiana è stata incatenata alle mani e ai piedi in tribunale in Ungheria. Foto: Twitter.
Il governo italiano ha dichiarato in data odierna che le autorità di Budapest hanno “esagerato” nel mettere in catene una donna italiana in attesa di giudizio per aver attaccato dei neonazisti, e ha convocato l’ambasciatore ungherese per protesta.
Le immagini di Ilaria Salis, 39 anni, con le mani ammanettate e incatenate e i piedi bloccati mentre ieri era seduta in tribunale, erano sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani martedì, in un clima di crescente indignazione per il suo caso.
L’insegnante di Monza, vicino Milano, è stata arrestata a Budapest nel febbraio dello scorso anno a seguito di una contro-manifestazione contro un raduno neonazista.
È stata accusata di tre reati di tentata aggressione e di far parte di un’organizzazione di estrema sinistra.
La donna nega le accuse, che potrebbero portarla in carcere fino a 11 anni.
“Questa volta mi sembra che si sia andati troppo oltre”, ha dichiarato oggi il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani alla radio RAI, interpellato sulle catene.
Pur affermando di non voler interferire nel sistema giudiziario ungherese, “trattare un detenuto in quel modo mi sembra davvero inappropriato, non in sintonia con la nostra cultura giuridica”.
Tajani ha detto che l’ambasciatore ungherese è stato convocato oggi per dare spiegazioni, aggiungendo: “Siamo nell’Unione Europea e ci sono diritti dei cittadini che devono essere rispettati”.
Ha detto di aver già parlato del caso con il ministro degli Esteri ungherese.
Il padre di Salis si batte da mesi per un intervento nel caso da parte del governo del primo ministro Giorgia Meloni, che ha legami molto stretti con il primo ministro ungherese Viktor Orban.
Roberto Salis ha detto che lunedì la figlia è stata trattata in tribunale “come un animale”, ma ha aggiunto che in precedenza era stata trattenuta in condizioni simili e che i funzionari dell’ambasciata italiana l’avevano vista.
Ha dichiarato che sua figlia vive in condizioni “disumane” in un carcere di massima sicurezza, in una cella piena di parassiti, con carenza di cibo e di prodotti per l’igiene.
Meloni, leader del partito post-fascista Fratelli d’Italia, è da tempo vicina al premier nazionalista ungherese.
Ma le loro divergenze riguardano l’Ucraina: Roma ha inviato denaro e armi a Kyiv per aiutarla a difendersi dall’invasione russa, mentre Orban ha posto il veto a dicembre a un pacchetto di aiuti dell’UE per Kyiv del valore di diversi miliardi di euro.
Il Consiglio d’Europa, un organismo per i diritti, ha criticato le carceri ungheresi definendole tra le più sovraffollate del continente.
Il processo a Salis è previsto per il 24 maggio.