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Malta

Nuove regole per i lavoratori stranieri: cosa cambierà per le aziende maltesi?

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Un piano rivoluzionario potrebbe cambiare le regole del gioco per le aziende maltesi che assumono lavoratori stranieri. Le nuove proposte del governo puntano a regolare l’assunzione di lavoratori di paesi terzi, con un pacchetto di 32 misure che promette di scuotere il mercato del lavoro locale. Ma cosa rende queste misure così ambiziose? La loro enfasi su principi fondamentali come “trattenere i lavoratori esistenti, proteggere i loro diritti, soddisfare le reali esigenze del mercato e puntare su un approccio basato sulle competenze.”

Le reazioni non si sono fatte attendere. Il Malta Hotels and Restaurants Association (MHRA) si è detto inizialmente favorevole, anche se con riserva. Il presidente Tony Zahra ha commentato: “Le proposte del governo sono ben intenzionate, ma il diavolo si nasconde nei dettagli.” Zahra ha poi ironizzato: “Sarebbe meraviglioso se ogni lavoratore straniero arrivasse a Malta già formato e con una conoscenza della cultura maltese,”  riferendosi alla misura che richiede ai lavoratori stranieri di completare un corso sulla cultura locale prima del loro arrivo.

Dal settore della ristorazione, Michelle Muscat, presidente dell’Association of Catering Establishments, ha sottolineato la necessità di bilanciare protezione dei diritti e sostenibilità per le imprese: “Il piano è un passo avanti, perché protegge i lavoratori di paesi terzi e crea trasparenza. Tuttavia, ci sono aree che necessitano di ulteriori chiarimenti, specialmente per le aziende con un alto turnover di personale.”

La misura più discussa? Le sanzioni previste per le aziende con un turnover troppo elevato: queste rischierebbero di vedersi imposte tariffe maggiori e restrizioni nell’assunzione di nuovi lavoratori. Muscat ha però fatto notare che il fenomeno del turnover è spesso legato alla stagionalità, soprattutto nella ristorazione: “In settori come la ristorazione, il turnover elevato è una realtà dovuta alla stagionalità. Non si tratta sempre di licenziamenti: spesso sono i lavoratori stessi a lasciare il lavoro. Inoltre, alcuni stranieri faticano ad adattarsi alla vita a Malta.”

Ha inoltre suggerito di rivedere la skills card , introdotta solo l’anno scorso, per adattarla al nuovo quadro normativo.

Anche la Malta Employers Association (MEA) ha mostrato ottimismo, pur mettendo in luce criticità. “La permanenza media di un lavoratore di un paese terzo a Malta è di soli due anni,” ha evidenziato Kevin Borg, direttore generale dell’associazione. “Il turnover elevato non è sempre responsabilità delle aziende.” Borg ha poi collocato il tema in un contesto più ampio, ricordando che negli ultimi due anni Malta ha accolto un flusso netto di 20.000 lavoratori stranieri all’anno, con un impatto significativo sulle dinamiche demografiche e sul mercato del lavoro locale. “Questo dimostra quanto siamo dipendenti dalla forza lavoro straniera.”

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Foto: Matthew Mirabelli

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