Confermando il trend degli ultimi cinque mesi l’inflazione rallenta al 50% a marzo, veniva da un picco del 85%. Il calo del costo delle importazioni di energia in Turchia ha guidato questo rallentamento, secondo l’agenzia statale di statistica. Il mese scorso il tasso ufficiale si è attestato al 50,5%, in calo rispetto al 55,2% di febbraio.
Tuttavia, gli analisti avvertono che l’aumento dei prezzi al consumo potrebbe accelerare di nuovo se la Turchia non adotta politiche economiche radicali. Erdogan ha cercato di combattere l’inflazione riducendo i tassi d’interesse, una strategia in contrasto con quella delle banche centrali di altri Paesi.
La ricostruzione del sud-est della Turchia, colpito dal forte terremoto di febbraio, potrebbe scaldare ulteriormente l’economia. Secondo la Banca Mondiale, il terremoto ha causato circa 34,2 miliardi di dollari di danni fisici diretti, pari al 4% del prodotto interno lordo della Turchia nel 2021.
Erdogan, che cercherà di estendere il suo governo a un terzo decennio alle elezioni di maggio, ha stimato il costo dei danni in 104 miliardi di dollari. Gli economisti indipendenti del gruppo di ricerca ENAG mettono in discussione il tasso ufficiale di inflazione della Turchia, stimando che i prezzi al consumo siano aumentati a marzo a un tasso annualizzato del 112,5%, in calo rispetto al 126,9% di febbraio.
