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Windsor tra paura e attesa: il futuro dell’industria a rischio

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Il destino delle città al confine tra Canada e Stati Uniti è in bilico, e lo si percepisce nell’aria di Windsor, una cittadina canadese che si affaccia sul fiume che separa i due Paesi. Qui, dove ogni giorno centinaia di camion carichi di auto attraversano il ponte Ambassador per arrivare a Detroit, l’incertezza regna sovrana. L’economia di questa città, come quella di Detroit, vive del flusso continuo di parti automobilistiche tra i due Stati, ma ora, tutto potrebbe cambiare in un istante.

Il primo ministro canadese, Justin Trudeau, ha annunciato lunedì che le tariffe americane del 25% minacciate da Donald Trump sono state rinviate di un mese. Ma, mentre questo rinvio ha portato un temporaneo sollievo, il traffico al confine di Windsor parlava chiaro: la paura è palpabile. Le auto si accalcano in file interminabili, decine di veicoli in attesa di passare attraverso il valico. La situazione era già grave per un normale lunedì, ma l’incertezza su ciò che accadrà dopo il rinvio è ora un peso insostenibile.

Tra i veicoli in attesa, c’è anche Ryan Martin, un ingegnere automobilistico di 33 anni, che ogni giorno attraversa il confine per lavorare in Michigan. Quando gli è stato chiesto cosa pensasse del rinvio delle tariffe, ha risposto senza esitazione: “Per ora sono sollevato“. Ma, aggiungendo con un’espressione tesa, ha ammesso: “Penso che il danno sia già fatto “. La verità, infatti, è che le vite e le economie di Windsor e Detroit sono ormai troppo interconnesse per poter sperare che tutto torni come prima, anche con questo rinvio.

E l’industria automobilistica, la colonna portante dell’economia di Windsor, è in pericolo. A parlare è John D’Agnolo, leader del sindacato che rappresenta i lavoratori della Ford, uno dei grandi datori di lavoro della città: “Senza l’industria automobilistica, Windsor sarebbe destinata a una recessione enorme” ha dichiarato senza giri di parole. D’Agnolo è stato tra i primi a rendersi conto della gravità della situazione quando Trump ha firmato l’ordine che annunciava le tariffe. In quel momento, molti hanno temuto che la fine del commercio transfrontaliero – essenziale per il settore automobilistico – sarebbe stata “la fine di tutto”. “I lavoratori del sindacato erano, francamente, impauriti ” ha confessato D’Agnolo.

Ogni singolo veicolo che attraversa il confine contiene circa 30.000 pezzi, e molti di questi viaggiano avanti e indietro tra i due Paesi più volte durante il processo di assemblaggio. Se le tariffe del 25% dovessero essere applicate a ciascuno di questi passaggi, il danno sarebbe enorme. “Sarebbe impossibile” ha spiegato D’Agnolo. Eppure, anche se il rinvio di 30 giorni è stato accolto con sollievo, la paura persiste. Le persone, infatti, non si sentono sicure. “Per ora è un sollievo, ma i lavoratori devono iniziare a mettere da parte dei soldi, perché non sappiamo cosa ci riserverà il futuro ” ha aggiunto, con il volto segnato dall’incertezza.

Nel cuore di Windsor, Krysten Lawton, un’istruttrice sulla sicurezza alla Ford, non nasconde il suo senso di ansia. Krysten è una lavoratrice di quarta generazione, e il suo legame con l’industria automobilistica è profondo. I suoi figli, infatti, hanno appena iniziato a lavorare nel settore. Eppure, quando ha appreso del rinvio delle tariffe, la sua reazione è stata quella di un profondo respiro di sollievo. Ma nonostante la sospensione, Krysten è lucida nel riconoscere che il futuro è tutt’altro che certo. “Non credo che ci sentiremo sicuri per molto tempo. Penso che saranno quattro anni di incertezze” ha affermato con voce decisa.

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Ma, nonostante tutto, c’è ancora speranza. Krysten ha lavorato a lungo con i colleghi della Ford a Detroit e, pur riconoscendo le difficoltà attuali, spera che i legami tra Canada e Stati Uniti possano superare questa tempesta. “Questo è solo caos… stanno cercando di dividere le persone, ma spero che la gente sia più intelligente di così” ha dichiarato. Concludendo con una visione ottimistica, ha aggiunto: “Noi vorremmo vedere il Nord America prosperare… come un intero, unito “.

Foto: [Archivio AFP]

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