La tensione in Venezuela raggiunge livelli altissimi! I leader dell’opposizione hanno lanciato un appello disperato e appassionato per mobilitare milioni di persone contro il regime di Nicolas Maduro, invitandole a scendere in piazza domenica prossima. La voce più forte è quella di Maria Corina Machado, che da mesi vive nascosta per sfuggire alle minacce di arresto del governo.
“Dobbiamo agire ora” ha dichiarato Machado in un incontro virtuale con altri attivisti. “Questo 1° dicembre sarà una dimostrazione unica.” La protesta non conoscerà confini: si svolgerà infatti “dentro e fuori il Venezuela.” Con toni decisi, Machado ha promesso “azioni più ferme e decisive”
in vista del 10 gennaio, giorno in cui Maduro dovrebbe insediarsi per il suo terzo mandato.
Il clima politico è rovente. Il governo di Maduro, già sotto accusa per pesanti frodi elettorali durante le elezioni di luglio, rifiuta di fornire dati trasparenti sui risultati. Edmundo Gonzalez Urrutia, candidato dell’opposizione e sostenuto da Machado, ha denunciato un’enorme manipolazione del voto. Da allora, il Paese è stato travolto da proteste che hanno provocato 28 morti, 200 feriti e oltre 2.400 arresti.
Mentre le autorità continuano a perseguitare gli oppositori e hanno emesso un mandato di cattura contro Gonzalez Urrutia, quest’ultimo è fuggito in Spagna. Ma il leader non arretra di un passo: “Tornerò il 10 gennaio per essere investito presidente, non ci sono dubbi su questo” ha dichiarato con forza durante una riunione virtuale. Gonzalez Urrutia ha inoltre sottolineato come il suo tour in Europa, che ha toccato Portogallo, Italia e Belgio, abbia incontrato “grande apertura”
per la causa venezuelana. Non a caso, Stati Uniti, Italia ed Ecuador hanno già riconosciuto la sua legittimità come presidente eletto del Venezuela.
A complicare ulteriormente la situazione, è arrivata venerdì l’apertura di un’indagine per tradimento contro Maria Corina Machado. Le autorità l’accusano di aver sostenuto le sanzioni statunitensi contro Maduro, definite dalla procura “tradimento alla patria, secondo l’articolo 128 del codice penale.” Nel comunicato ufficiale, il governo si è detto pronto a combattere contro “qualsiasi individuo o entità che minacci la stabilità del Paese.”
L’ombra degli Stati Uniti incombe pesantemente. Il Congresso americano ha recentemente approvato il BOLIVAR Act, una legge bipartisan che vieta alle agenzie federali di intrattenere rapporti commerciali con il regime di Maduro. Per diventare legge, il testo necessita ancora dell’approvazione del Senato e della firma del presidente Joe Biden. Caracas ha risposto duramente, definendo il provvedimento una violazione della Carta delle Nazioni Unite.
Le relazioni tra i due Paesi sono segnate da anni di tensioni. Durante la presidenza Trump, Washington aveva imposto sanzioni e un embargo petrolifero con l’obiettivo di estromettere Maduro, senza successo. Sebbene l’amministrazione Biden abbia allentato alcune misure, si è rifiutata di riconoscere i risultati delle elezioni di luglio 2024, considerate nuovamente fraudolente.
Maduro, da sempre accusato di repressione brutale e di guidare un regime autoritario, si trova ora al suo terzo mandato. Il Venezuela, nonostante la sua enorme ricchezza petrolifera, è sprofondato in una crisi economica devastante: la popolazione lotta quotidianamente contro la carenza di cibo, medicine e beni di prima necessità. “Stiamo combattendo e portiamo la voce di tutti i venezuelani nel mondo”
ha promesso Gonzalez Urrutia, aggiungendo che il 10 gennaio segnerà un nuovo inizio.
Foto: JUAN BARRETO / AFP