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Vaticano: primo rapporto segreto su abusi, sarà vera svolta per le vittime?

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La Chiesa cattolica deve finalmente abbattere i muri che ostacolano l’allontanamento dei sacerdoti accusati di abusi sui minori, ha dichiarato una commissione del Vaticano nel suo primo rapporto esplosivo sulla protezione dei minori. Un’affermazione forte, ma necessaria, secondo il capo della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, istituita da Papa Francesco nel 2014, che ha ammesso come la Chiesa stia finalmente uscendo da un “periodo oscuro“, durante il quale “i leader ecclesiastici hanno tragicamente tradito coloro che siamo chiamati a guidare “. Parole forti che segnano un nuovo capitolo in cui l’impegno per la giustizia e la cura delle vittime diventa più urgente che mai.

Sean O’Malley, cardinale degli Stati Uniti ed ex arcivescovo di Boston, che per decenni ha ascoltato le testimonianze delle vittime di abusi, ha annunciato che è giunto il momento di un vero cambiamento. In conferenza stampa, ha dichiarato che ora è iniziata una nuova era, “in cui la responsabilità, la cura e l’attenzione per le vittime stanno finalmente portando luce nelle tenebre “. Questa dichiarazione giunge mentre gli scandali di abusi continuano a scuotere la Chiesa su scala globale, con la commissione, da tempo oggetto di critiche e dimissioni, ora decisa a cambiare radicalmente rotta.

Nel suo primo rapporto di 50 pagine, la commissione ha messo in evidenza “politiche, procedure e meccanismi stabiliti dalle norme della Chiesa per proteggere i bambini e gli adulti vulnerabili“, con un occhio puntato verso il futuro, in cui spera “di affrontare l’incidenza degli abusi e valutare i progressi nella loro riduzione e prevenzione“. Ma i progressi variano drasticamente in tutto il mondo, e in alcune regioni il tema degli abusi non è ancora “pubblicizzato all’interno della società“. La situazione appare particolarmente critica in America Centrale e del Sud, Africa e Asia, dove le risorse per la protezione vengono descritte come “inadeguate “.

Un punto cruciale del rapporto riguarda la necessità di dare maggiore trasparenza alle vittime, permettendo loro di accedere ai propri fascicoli, per risolvere “il problema dei processi canonici opachi che possono causare nuove traumatizzazioni“. La commissione ha inoltre proposto di chiarire le responsabilità dei vari dipartimenti nella gestione dei casi di abusi, per garantire risposte rapide ed efficaci. Viene invocata la semplificazione dei processi per rimuovere i sacerdoti colpevoli di abusi, proponendo un “procedimento disciplinare o amministrativo che preveda un percorso efficiente per le dimissioni o la rimozione dall’incarico “. Tuttavia, non si fa menzione di come questo processo debba essere attuato né si chiarisce se riguarderà solo i sacerdoti condannati o anche i sospetti.

Da quando è diventato Papa nel 2013, Francesco ha introdotto misure rivoluzionarie per combattere gli abusi, aprendo i documenti interni della Chiesa e punendo i membri del clero di alto rango. Ha reso obbligatoria la segnalazione dei sospetti di abuso sessuale alle autorità ecclesiastiche, ma resta ancora l’ombra della discrezione: i membri del clero non sono obbligati a denunciare gli abusi alle autorità civili, a meno che le leggi locali non lo richiedano, e ogni confessione rimane riservata.

Nel corso dei lavori, la commissione ha ascoltato le testimonianze delle vittime, condividendone alcune delle dichiarazioni. Una testimonianza straziante ha rivelato: “Chi mi avrebbe mai detto che la parte meno difficile di tutto questo sarebbe stato l’abuso! Il vero incubo arriva quando osi denunciare, lì sì che il mondo ti crolla addosso“.

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La commissione ogni anno esamina tra le 15 e le 20 conferenze episcopali, rappresentando le chiese locali, con l’intenzione di coprire l’intera Chiesa entro i prossimi cinque o sei rapporti. Parte del suo mandato è aiutare le chiese locali a sviluppare linee guida più chiare, poiché in passato “troppo spesso i leader della Chiesa hanno preso decisioni su base ad hoc, secondo la loro discrezione e senza riferimenti a standard accettabili “.

Il rapporto ha anche portato alla luce sfide regionali specifiche: in Messico, si riscontrano difficoltà nel segnalare gli abusi alle autorità civili, mentre in Belgio manca una supervisione adeguata sui sacerdoti belgi operanti in America Latina, Africa o Asia. In Camerun e nella Repubblica Democratica del Congo, una “cultura del silenzio” e il tabù sugli abusi sessuali ostacolano le denunce, in paesi africani dove “la cultura della tutela è un concetto nuovo “.

A livello globale, il rapporto evidenzia come una delle principali sfide resti la “priorità della reputazione della Chiesa rispetto al supporto alle vittime “. In Europa, nonostante i maggiori progressi per contrastare gli abusi sessuali, molte vittime si sentono frustrate per la lentezza dei processi interni della Chiesa, che attende l’esito di eventuali procedimenti penali prima di intraprendere azioni.

I membri della commissione, selezionati direttamente dal papa, sono esperti in ambiti legati alla protezione, dalla psicologia clinica al diritto e ai diritti umani. Tuttavia, nel 2017, due rappresentanti delle vittime hanno rassegnato le dimissioni e, lo scorso anno, anche l’influente gesuita tedesco Hans Zollner ha lasciato l’incarico, citando “problemi strutturali e pratici ” all’interno della commissione.

Foto: AFP

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