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Usa pronta a bloccare auto con tecnologie cinesi e russe: scatta l’allarme sicurezza

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Gli Stati Uniti stanno per colpire duro il settore automobilistico mondiale: il Dipartimento del Commercio ha annunciato un divieto esplosivo che potrebbe cambiare il destino di molti veicoli. Lunedì è stata svelata una proposta di legge che vieta la vendita di automobili connesse dotate di tecnologie cinesi e russe, un provvedimento che punta a blindare la sicurezza nazionale americana.

Le automobili, che un tempo erano solo mezzi di trasporto, sono oggi un concentrato di tecnologia all’avanguardia. Non solo si connettono a dispositivi personali e a infrastrutture strategiche, ma sono anche in grado di raccogliere una mole impressionante di dati. E se a qualcuno venisse in mente di accedere a questi sistemi con intenti malevoli? Immaginate hacker che prendono il controllo di auto mentre sfrecciano sulle strade americane. È proprio questo incubo che il governo vuole evitare. “L’accesso malevolo a questi sistemi potrebbe permettere ai nostri nemici di raccogliere i dati più sensibili e di manipolare le auto a distanza” , ha dichiarato l’Ufficio per la Sicurezza Industriale.

La posta in gioco è altissima. Se la proposta verrà approvata, i produttori di automobili dovranno adeguarsi, anche se non è stato ancora specificato quali modelli o case produttrici saranno colpiti. Tuttavia, la corsa contro il tempo è iniziata: il provvedimento sarà aperto ai commenti pubblici per i prossimi 30 giorni.

La reazione della Cina non si è fatta attendere. Lunedì, Pechino ha lanciato un avvertimento, condannando quella che considera una discriminazione ingiustificata. “La Cina si oppone all’espansione del concetto di sicurezza nazionale e alle azioni discriminatorie contro le imprese e i prodotti cinesi” , ha affermato il portavoce del Ministero degli Esteri, Lin Jian.

Nel frattempo, il mondo automobilistico americano osserva con attenzione. I colossi del settore come General Motors, Ford e Stellantis, rappresentati dal Consiglio Politico dell’Automobile Americana (AAPC), non hanno ancora rilasciato dichiarazioni, ma il silenzio non durerà a lungo. E mentre la tensione sale, Biden ha già messo in campo una tassa del 100% sulle auto elettriche cinesi, inasprendo una battaglia commerciale che ha infiammato Pechino.

Ma c’è un altro lato della medaglia: cosa succederà ai veicoli assemblati negli Stati Uniti ma con componenti cinesi? Uno studio preliminare ha rivelato che “nelle catene di approvvigionamento nazionali è presente una quantità minima di software cinese e russo”, secondo un funzionario americano. Tuttavia, la questione dell’hardware è ben più intricata. Infatti, sarà necessario più tempo per trovare fornitori alternativi: il divieto sull’hardware non entrerà in vigore prima del 2029, mentre quello sul software potrebbe essere attuato già dal 2027.

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La Segretaria al Commercio, Gina Raimondo, ha sottolineato con forza i rischi che derivano dalle tecnologie integrate nelle auto moderne. “Le vetture di oggi sono dotate di telecamere, microfoni, GPS e altre tecnologie connesse a Internet. Non ci vuole molta fantasia per capire come un avversario straniero con accesso a queste informazioni potrebbe rappresentare un grave rischio per la sicurezza nazionale e la privacy dei cittadini americani”, ha spiegato Raimondo, aggiungendo che gli Stati Uniti stanno adottando “misure mirate e proattive per mantenere le tecnologie prodotte in Cina e Russia fuori dalle strade americane” .

La politica commerciale verso la Cina è destinata a giocare un ruolo cruciale anche nella prossima elezione presidenziale, che vedrà sfidarsi il repubblicano Donald Trump e la vice presidente democratica Kamala Harris. Trump, noto per la sua aggressiva politica anti-cinese, aveva introdotto dazi pesanti durante il suo mandato, e Biden, pur mantenendo queste misure, ha ulteriormente stretto il cappio, limitando le esportazioni di tecnologie critiche come i semiconduttori verso la Cina. L’obiettivo? Impedire alle aziende cinesi di mettere le mani su tecnologie all’avanguardia, soprattutto per scopi militari.

Foto: AFP

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