Connect with us

World

Una donazione fatale: Ksenia Karelina condannata a 12 anni per “tradimento”

Published

on

Una storia di orrore e ingiustizia che scuote il cuore: Ksenia Karelina, cittadina russo-americana, è stata condannata a ben 12 anni di carcere per “tradimento”. La sua colpa? Aver donato poco più di 50 dollari a una associazione benefica pro-Ucraina. Questa giovane ballerina di Los Angeles, che aveva semplicemente deciso di fare visita alla famiglia in Russia, si è trovata nel bel mezzo di un incubo che nessuno avrebbe potuto immaginare.

I dettagli lasciano senza parole: Karelina, 32 anni, è stata arrestata a gennaio nella città di Yekaterinburg mentre si trovava con i suoi cari. Un’innocente donazione ha scatenato una tempesta. “Il tribunale della Regione di Sverdlovsk, nella città di Yekaterinburg negli Urali, ha dichiarato Karelina colpevole di alto tradimento, condannandola a 12 anni di reclusione in una colonia penale a regime ordinario,”  ha dichiarato freddamente il tribunale. Il verdetto è stato emesso mentre la giovane, con il volto segnato dall’angoscia, era rinchiusa in una gabbia di vetro, indossando solo una maglietta bianca e un paio di jeans. Un’immagine che rimarrà impressa nella memoria.

Karelina aveva inviato 51,80 dollari all’organizzazione newyorkese “Razom for Ukraine” subito dopo l’inizio dell’invasione russa, nel febbraio 2022. Secondo i media statunitensi, che citano la famiglia e il datore di lavoro della donna, le accuse sono pesantissime: la donazione sarebbe stata utilizzata per acquistare equipaggiamento militare e munizioni per le forze ucraine. Un’accusa che lascia sgomenti. E come se non bastasse, Karelina si è vista costretta a dichiararsi colpevole in un’udienza la scorsa settimana.

Da Washington, l’indignazione è stata immediata. Gli Stati Uniti accusano Mosca di arrestare i loro cittadini con pretesti insensati, per poi usarli come merce di scambio. Il caso di Karelina arriva proprio mentre il mondo è ancora scosso dal recente scambio di prigionieri tra Russia e Occidente, il più grande dalla Guerra Fredda. Solo due settimane fa, il giornalista americano Evan Gershkovich e l’ex marine Paul Whelan sono stati liberati, assieme ad altri 14 prigionieri.

Questo terribile episodio si inserisce in una pericolosa spirale di tensioni tra Mosca e Washington, dove si teme sempre più che il Cremlino arresti cittadini stranieri per poi incriminarli di reati gravissimi come il tradimento o lo spionaggio. Soltanto mercoledì scorso, un altro cittadino americano è stato condannato a 15 giorni di custodia per “teppismo”, dopo essere stato accusato di aver aggredito un agente russo.

Intanto, il datore di lavoro di Karelina, la Ciel Spa del SLS Hotel di Beverly Hills, non ha esitato a prendere le sue difese, pubblicando un post su Facebook lo scorso febbraio in cui affermava che la donna era stata “accusata ingiustamente”. Anche il partner di Karelina non si è arreso, lanciando un appello pubblico per la sua liberazione e chiedendo con forza l’intervento delle autorità americane.

Advertisement

Ma la vicenda si tinge di ulteriore amarezza. Il 27 gennaio, Karelina è stata fermata per la prima volta a Yekaterinburg, la sua città natale, quasi un mese dopo il suo arrivo in Russia. Il motivo del fermo? “Aver usato linguaggio offensivo in un luogo pubblico,”  un’accusa che la giovane ha negato categoricamente in tribunale. I media russi riferiscono che gli agenti dell’FSB potrebbero aver scoperto la donazione sul suo telefono, ma non è chiaro come abbiano fatto.

Quello che è certo, però, è che dopo 14 giorni di detenzione per “teppismo minore”, Karelina non è mai stata rilasciata. Le autorità hanno deciso di incriminarla per “tradimento”, una mossa che ha trasformato un episodio banale in una tragedia giudiziaria dalle conseguenze devastanti.

Foto: AFP

Video: AFP

Continue Reading