Un terremoto politico scuote Washington: Donald Trump ha sorpreso tutti nominando Dan Bongino, ex agente del Servizio Segreto e oggi noto podcaster di estrema destra, come vice direttore dell’FBI. Una mossa che rompe con ogni tradizione e che rafforza la presa dell’ex presidente sulle forze dell’ordine, piazzando un altro suo fedelissimo in un ruolo chiave.
Bongino non è solo un ex poliziotto di New York, ma anche un acceso sostenitore di Trump, noto per attaccare senza freni i suoi oppositori e per diffondere teorie cospirazioniste sul suo seguitissimo podcast. E ora sarà il numero due dell’FBI, lavorando fianco a fianco con il nuovo direttore Kash Patel, altro uomo di fiducia dell’ex presidente.
Trump ha annunciato la nomina con il suo solito tono trionfante su Truth Social: “Grande notizia per la Giustizia americana e per le forze dell’ordine! Dan Bongino, un uomo dal grande amore e passione per il nostro Paese, è stato appena nominato vice direttore dell’FBI dal miglior direttore di sempre, Kash Patel!”
Un passato tra polemiche e censure
Ma chi è davvero Dan Bongino? Un semplice uomo di legge o una figura divisiva e controversa? I siti di fact-checking lo hanno più volte smascherato per aver diffuso disinformazione sulle elezioni presidenziali del 2020, sulla pandemia di Covid-19 e persino sull’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021.
Le sue posizioni estreme gli sono costate care: nel 2022, YouTube e Google lo hanno bandito dalle loro piattaforme pubblicitarie per la diffusione di notizie false sul Covid. Ma questo non ha fermato il suo successo tra i sostenitori di Trump: il suo podcast è tra i più ascoltati in America, dominando le classifiche di Edison Research e Podtrac.
E le sue dichiarazioni incendiarie non si fermano qui. Durante una recente puntata del suo programma, commentando una sentenza sfavorevole a una politica di Trump, Bongino ha apertamente dichiarato che il presidente repubblicano “dovrebbe ignorare” la decisione del giudice.
Prima di diventare un volto noto dei media di destra, Bongino ha tentato di entrare in politica. Nel 2012 si è candidato al Senato nel Maryland e in seguito ha cercato di ottenere un seggio al Congresso in Maryland e in Florida. Risultato? Tre sconfitte su tre. Ma anziché sparire dalla scena, ha trovato il suo spazio nei media, trasformandosi in uno degli opinionisti più influenti dell’ultradestra americana.
Ora, con questa nomina, Bongino è pronto a tornare sotto i riflettori in un ruolo che potrebbe avere conseguenze enormi per il futuro dell’FBI e della giustizia americana. “La mia carriera è sempre stata al servizio del Paese. Sono qui per lavorare, per guidare e per garantire che le istituzioni di polizia americane mantengano i valori e l’integrità su cui sono state fondate”
ha dichiarato nel suo primo commento ufficiale.
Trump e la sua rivoluzione nell’FBI
Non è un segreto che Trump voglia ristrutturare l’FBI e il Dipartimento di Giustizia, accusandoli di aver orchestrato contro di lui indagini politiche. E con Bongino e Patel al comando, la promessa dell’ex presidente di “ripulire” le istituzioni americane sta già prendendo forma.
Patel, da parte sua, ha salutato la nomina con entusiasmo, definendo Bongino un “guerriero”, e ha annunciato che la nuova squadra sta già prendendo forma: “Con Pam Bondi come nuovo Procuratore Generale, stiamo assemblando una squadra determinata a ripristinare la fiducia pubblica, far rispettare la legge e garantire che la giustizia sia fatta.”
La mossa di Trump arriva in un momento cruciale: dopo essere stato condannato a maggio 2024 per 34 capi d’accusa, l’ex presidente continua a denunciare un accanimento giudiziario contro di lui. Ora, con i suoi uomini di fiducia ai vertici dell’FBI, la sua vendetta sembra essere solo all’inizio.
Foto: AFP