La decisione di Donald Trump di sospendere i finanziamenti statunitensi all’estero sta scatenando una vera e propria catastrofe sanitaria. Se non cambiata, questa scelta potrebbe portare alla morte di milioni di persone a causa dell’AIDS, con gravi ripercussioni in tutto il mondo. A lanciare l’allarme è Winnie Byanyima, la direttrice esecutiva di UNAIDS, che ha avvertito che il rischio di morte e contagio potrebbe crescere in maniera esponenziale.
Gli Stati Uniti, che sono il principale fornitore di aiuti ufficiali allo sviluppo a livello globale, finanziano gran parte della lotta contro l’AIDS tramite l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID). Ma dopo che Trump ha deciso di congelare i fondi per tre mesi, la reazione da parte delle organizzazioni umanitarie è stata immediata e disperata. La situazione, secondo Byanyima, è drammatica e rischia di avere conseguenze devastanti per milioni di persone.
“Devo lanciare un allarme, affinché sia chiaro che questa è una parte fondamentale del finanziamento per l’AIDS. Se sparisce, le persone moriranno.”
Non ci sono mezzi termini: una decisione di questo tipo, se non modificata, potrebbe rivelarsi fatale.
Un rischio di morte “dieci volte superiore”
Il programma di emergenza del presidente per il sollievo dall’AIDS (PEPFAR) supporta più di 20 milioni di pazienti con HIV e oltre 270.000 operatori sanitari, ma con il blocco dei fondi, la situazione potrebbe rapidamente degenerare. Secondo Byanyima, le stime di UNAIDS sono drammatiche: “Potremmo vedere un aumento delle morti che potrebbe essere dieci volte maggiore, arrivando a 6,3 milioni nei prossimi cinque anni.” E non è finita: “O potremmo assistere a un aumento delle infezioni fino a 8,7 milioni”
nello stesso arco di tempo. Un dramma che potrebbe travolgere intere generazioni.
Anche se gli Stati Uniti hanno dichiarato che i “trattamenti salvavita” saranno esclusi dalla sospensione, i lavoratori in prima linea in Africa segnalano già una realtà terribile: molte strutture sanitarie sono state costrette a chiudere a causa della mancanza di fondi.
Nel corso del vertice dell’Unione Africana, tenutosi ad Addis Abeba, la capitale etiope, Byanyima ha incontrato numerosi leader africani per discutere la situazione. La sua proposta? Passare progressivamente da un modello basato sui finanziamenti esterni a uno che si basi sulle risorse interne dei singoli paesi. Ma la realtà è ben diversa: molti paesi africani sono soffocati dai debiti, con alcuni che si trovano a dover destinare più del 50% delle loro entrate a pagare i debiti esterni, compromettendo gravemente la loro capacità di investire in salute e istruzione.
“Parte della soluzione consiste nel spingere con forza per una ristrutturazione immediata e completa del debito,” ha dichiarato la direttrice di UNAIDS. “Per molti di loro, il debito sta esaurendo le risorse che potrebbero essere destinate alla salute e all’istruzione.”
USAID, fondata nel 1961, gestisce un bilancio annuale di oltre 40 miliardi di dollari, destinati a programmi di sviluppo, salute e aiuti umanitari in tutto il mondo, con un focus particolare sui paesi più poveri. Se questa crisi non verrà affrontata con urgenza, milioni di persone potrebbero pagare un prezzo altissimo.
Foto: AFP