Un evento che ha lasciato la Serbia senza parole: il 1° novembre, un crollo devastante del tetto della stazione ferroviaria di Novi Sad ha strappato via la vita di 15 persone, tra cui una bambina di soli sei anni. Questo disastro, avvenuto subito dopo una costosa ristrutturazione, ha scatenato una furia di indignazione pubblica. Le proteste, ormai quotidiane, puntano il dito contro una gestione negligente e una corruzione sistematica nei progetti di costruzione.
Lunedì, la Procura di Novi Sad ha portato a termine un’importante svolta. Tredici persone, inclusi l’ex ministro dei trasporti Goran Vesic e l’ex direttore delle infrastrutture ferroviarie Jelena Tanaskovic, sono state formalmente accusate. Secondo il comunicato ufficiale, “l’atto d’accusa è stato presentato al Tribunale Superiore di Novi Sad, accompagnato dalla documentazione raccolta durante le indagini preliminari e tutte le prove disponibili.”
Quattordici persone, di età compresa tra 6 e 74 anni, sono morte sul posto, mentre una quindicesima ha perso la vita settimane dopo in ospedale. Vesic, che aveva annunciato le sue dimissioni in diretta TV il 4 novembre, è ora tra gli imputati. Le autorità hanno chiesto che lui e altri due accusati, precedentemente rilasciati, siano nuovamente detenuti.
Il Primo Ministro serbo Milos Vucevic ha sottolineato con orgoglio la rapidità delle indagini: “In un periodo molto breve, tutto questo è stato realizzato… il che dimostra che nessuno ha cercato di ostacolare il caso.” Vucevic ha inoltre dichiarato: “Sarà un processo difficile, ma è la prova che nessuno intende nascondere, coprire o ostacolare nulla.”
Le strade di Belgrado sono state invase il 22 dicembre da decine di migliaia di manifestanti, chiedendo giustizia per le vittime e la responsabilità delle autorità. I giovani, protagonisti di queste mobilitazioni, hanno bloccato le università per un mese, esigendo un’indagine trasparente.
Un messaggio chiaro è risuonato dalle piazze: “Questo disastro non può restare impunito.” La tragedia di Novi Sad non è solo un dramma umano, ma anche un duro colpo alla fiducia dei cittadini verso chi dovrebbe garantire la loro sicurezza.
Foto: AFP