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Tbilisi sotto assedio: la protesta contro l’Unione Europea esplode in violenza

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Le strade di Tbilisi sono diventate un campo di battaglia. Nella notte tra giovedì e venerdì, una violenta repressione ha scosso la capitale della Georgia, dove la polizia ha arrestato decine di persone nel corso di un’irruzione senza precedenti. La causa? Le manifestazioni contro il governo, colpevole di aver rimandato al 2028 l’avvio dei negoziati per l’adesione all’Unione Europea. La reazione della popolazione è stata feroce, ma quella della polizia lo è stata ancora di più.

Il paese è sull’orlo di una crisi che sembra senza fine, scossa dalla dichiarazione di vittoria del partito al governo, il “Sogno Georgiano”, nelle controverse elezioni parlamentari di ottobre, accusate dall’opposizione pro-UE di essere state manipolate. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione del primo ministro Irakli Kobakhidze, che ha annunciato lo slittamento delle trattative per l’adesione all’UE fino al 2028. Il popolo georgiano, che sogna da tempo di entrare a far parte dell’Europa, non ha digerito questo tradimento e ha invaso le strade per protestare.

Mentre i manifestanti si radunavano pacificamente davanti al Parlamento, la polizia antisommossa ha scatenato il caos. Pallottole di gomma, gas lacrimogeni e cannoni ad acqua hanno invaso il cuore della capitale, mentre i manifestanti, alcuni dei quali giornalisti, venivano picchiati senza pietà. Testimoni oculari raccontano di scene raccapriccianti, dove la violenza sembrava non avere limiti, e la tensione era palpabile nell’aria.

“32 agenti sono stati feriti”, ha dichiarato il ministero dell’Interno, “e 43 persone sono state arrestate per non aver obbedito agli ordini della polizia e per atti di vandalismo”. Ma a far parlare di sé sono soprattutto le immagini di due esponenti di spicco dell’opposizione, Elene Khoshtaria e Nana Malashkhia, rimaste ferite durante i tafferugli. Khoshtaria ha subito una frattura al braccio, mentre Malashkhia ha riportato la frattura del naso. E non è finita qui: tra gli arrestati c’è anche il celebre poeta Zviad Ratiani, con l’Associazione degli Scrittori PEN che ha chiesto il suo rilascio immediato.

Le parole di Kobakhidze non sono passate inosservate: “Abbiamo deciso di non portare la questione dell’adesione all’Unione Europea all’ordine del giorno fino alla fine del 2028 ” ha dichiarato. “Entro il 2028, la Georgia sarà più preparata di qualsiasi altro paese candidato per aprire i negoziati di adesione con Bruxelles e diventare uno stato membro nel 2030”. Ma non sono solo i manifestanti a essere indignati: il Consiglio d’Europa ha condannato quello che ha definito un atto di “repressione brutale” contro i diritti dei manifestanti, mentre l’Ucraina e la Polonia hanno espresso pubblicamente la loro “delusione” per la scelta di Tbilisi di sospendere le trattative. La reazione di Kiev non si è fatta attendere: il governo georgiano, secondo loro, sta cercando di “compiacere Mosca”.

La crisi post-elettorale, però, non si limita alle strade. I parlamentari di opposizione hanno deciso di boicottare il nuovo parlamento, mentre la presidente pro-UE, Salome Zurabishvili, ha intrapreso una battaglia legale per annullare i risultati delle elezioni di ottobre, che considera truccate. Ma le cose non si fermano qui. Il governo ha appena nominato Mikheil Kavelashvili, un politico di estrema destra ed ex calciatore, per il ruolo di presidente cerimoniale, un passo che ha ulteriormente esacerbato le tensioni. Il paese è ormai diviso tra chi spera ancora nell’integrazione europea e chi guarda sempre più a Oriente, verso la Russia.

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La Georgia aveva ottenuto lo status di candidato ufficiale all’Unione Europea a dicembre 2023, un sogno supportato dall’80% della popolazione, ma l’UE ha deciso di congelare il processo di adesione a causa di preoccupazioni per il deterioramento della democrazia nel paese. Una decisione che ha gettato un’ombra ancora più lunga sul futuro di Tbilisi, ormai incerto come non mai.

Foto: AFP

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