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Stop al gas russo: l’Europa orientale trema

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Il transito del gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina si è ufficialmente fermato, un evento che segna la fine di un’era e rappresenta l’ennesima scossa nel già fragile equilibrio del conflitto tra Mosca e Kyiv. Dopo decenni di collaborazione forzata, l’accordo tra i due Paesi è giunto al termine, lasciando l’Europa orientale in allarme e costringendo molti Stati a rivedere le loro strategie energetiche.

Dal crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, l’Europa ha ricevuto gas russo attraverso gli oleodotti ucraini, un sistema che ha garantito profitti miliardari a Mosca e un flusso costante di entrate per Kyiv. Ma mercoledì, con la scadenza dell’ultimo contratto, l’Ucraina ha scelto di chiudere i rubinetti, una decisione dettata dall’invasione russa del 2022.

“Abbiamo interrotto il transito del gas russo,” ha dichiarato il ministro dell’Energia ucraino German Galushchenko, definendo questa scelta “un evento storico”. Ha aggiunto: “La Russia sta perdendo i suoi mercati e subirà perdite finanziarie.”

Nel frattempo, la compagnia energetica russa Gazprom ha annunciato di non avere più il “diritto tecnico e legale”  per trasportare il gas attraverso l’Ucraina, segnando un punto di non ritorno in una crisi energetica che si riflette ormai su scala globale.

Ma qual è l’impatto di questo stop sulle nazioni europee? Il peso del gas russo si è drasticamente ridotto, rappresentando meno del 10% delle importazioni dell’Unione Europea nel 2023, rispetto a oltre il 40% prima dello scoppio del conflitto. Tuttavia, alcuni Paesi dell’Est, come l’Ungheria e la Slovacchia, continuano a dipendere pesantemente da queste forniture per ragioni sia geografiche che politiche.

I prezzi del gas naturale in Europa sono già schizzati oltre i 50 euro per megawattora, il valore più alto dell’ultimo anno. “La Commissione lavora da oltre un anno per prepararsi a uno scenario senza gas russo in transito attraverso l’Ucraina,” ha rassicurato Bruxelles, cercando di calmare le tensioni.

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Eppure, mentre molti Paesi devono fare i conti con una crescente dipendenza dal gas naturale liquefatto (LNG) e una riduzione delle riserve, l’Ungheria sembra rimanere in una posizione relativamente sicura. Grazie al gasdotto del Mar Nero, che bypassa l’Ucraina attraverso la Turchia e i Balcani, Budapest riesce a evitare gli effetti più gravi di questa interruzione.

Foto: AFP

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