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Sei anni di carcere per Salvini? il verdetto sul caso Open Arms si avvicina

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I procuratori italiani hanno lanciato un’accusa esplosiva contro Matteo Salvini, chiedendo sei anni di carcere per il vice premier di estrema destra, accusato di aver bloccato 147 disperati in mare, senza alcuna possibilità di sbarcare. Era il 2019 quando Salvini, allora ministro dell’Interno, ha tenuto i migranti a bordo di una nave dell’ONG Open Arms per quasi tre settimane, in condizioni al limite della sopportazione umana. Oggi, quella decisione potrebbe costargli la libertà.

L’avvocato di Open Arms, Arturo Salerni, ha dichiarato con fermezza:  “L’accusa ha chiesto una condanna a sei anni per l’ex ministro Salvini, mentre questo lungo e tormentato processo sta per giungere al termine.” La sentenza potrebbe essere pronunciata già il mese prossimo, ma Salvini ha già fatto sapere che intende appellarsi.

Nonostante la gravità della situazione, Salvini non si è lasciato intimidire, e su Facebook ha gridato la sua rabbia: “Sei anni di prigione per aver bloccato gli sbarchi e difeso l’Italia? È pura follia! Difendere il nostro Paese non può essere considerato un crimine.” Anche Giorgia Meloni, premier e sua alleata politica, è intervenuta per difenderlo: “È assurdo che un ministro della Repubblica rischi sei anni di carcere per aver svolto il suo dovere, proteggendo i confini dell’Italia, come richiesto dal mandato conferito dai cittadini.”

Ma per la procura di Palermo, c’è una verità inconfutabile che non può essere ignorata. Il procuratore Geri Ferrara ha sottolineato che in una democrazia “tra i diritti umani e la sovranità dello Stato, sono i diritti umani a dover prevalere.”  Una lezione che, secondo Ferrara, Salvini avrebbe dimenticato nel 2019, quando lasciò quei migranti in condizioni disumane.

La situazione a bordo della Open Arms era disperata. Per settimane, i migranti furono costretti a vivere in spazi stretti, con un’epidemia di scabbia e condizioni igieniche terribili. Solo un ordine del tribunale permise loro di sbarcare sull’isola di Lampedusa, ma ormai il danno era fatto.

Salvini ha sempre difeso la sua posizione, affermando che “la situazione a bordo non era così grave” e che “il porto sicuro avrebbe dovuto essere fornito immediatamente”. Tuttavia, per la procuratrice Marzia Sabella, il suo rifiuto ha solo creato “caos” e non rispettava “le regole stabilite.” Un affronto che ha lasciato cicatrici profonde nel cuore dell’Europa.

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Salvini, leader della Lega, ha usato questo episodio per alimentare la sua campagna contro l’immigrazione illegale, descrivendo la sua politica dei “porti chiusi” come un baluardo contro i trafficanti di esseri umani. Ma la realtà è ben diversa. Mentre lui si vantava di difendere l’Italia, centinaia di migranti rischiavano la vita nel tratto di mare più mortale al mondo.

Non solo dall’Italia, ma anche dalla Francia, sono arrivate parole di sostegno per Salvini. Marine Le Pen, leader dell’estrema destra francese, ha tuonato: “Questo è puro accanimento giudiziario per mettere a tacere Salvini.” Lui, dal canto suo, ha promesso di “non arrendersi”  mai.

Ma la vera questione al centro di questo processo è se quella decisione di bloccare i migranti fu solo di Salvini o se fu l’intero governo Conte a esserne responsabile. Una domanda che non ha ancora trovato risposta. Salvini ha già affrontato un processo simile, quando rifiutò di far sbarcare 116 migranti da una nave della Guardia Costiera italiana nel luglio 2019. Quel processo fu archiviato nel 2021, ma questa volta il verdetto potrebbe essere ben diverso.

Foto: AFP

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