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“Scambio di prigionieri: un barlume di speranza tra luci e ombre”

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Un risveglio di speranza, un barlume di luce in un buio che sembra non finire mai. Sabato, in un drammatico scambio di prigionieri che ha fatto battere il cuore a milioni di persone, il gruppo militante palestinese Hamas ha rilasciato tre ostaggi israeliani. È il quarto scambio nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco con Israele, e nonostante le ombre della guerra, queste immagini hanno acceso una scintilla di speranza. Ma cosa accadrà dopo? Quali ripercussioni avrà questo gesto?

A Ramallah, sulla Cisgiordania occupata, la gioia di migliaia di palestinesi che vedono i loro connazionali finalmente liberi è straripante. Ma mentre la festa infiamma le strade, l’altra faccia della medaglia è più amara di quanto sembri. Tre autobus, carichi di prigionieri palestinesi liberati, arrivano a Khan Yunis, nella Striscia di Gaza, dove i volti dei detenuti, ancora vestiti con le tute grigie, sono accolti da centinaia di persone pronte a festeggiare. Ma c’è una domanda che aleggia nell’aria: a che prezzo questa libertà?

Nel cuore di Gaza, tra il fragore della folla, Ofer Kalderon e Yarden Bibas vengono presentati al pubblico dai combattenti di Hamas, in un palco allestito per l’occasione. Dopo più di un anno di prigionia, questi due ostaggi israeliani sono finalmente nelle mani della Croce Rossa, ma dietro ai sorrisi c’è un dolore che non si può cancellare. “Abbiamo aspettato questo momento per così tanto tempo,” racconta Shemi Kalderon, lo zio di Ofer, con la voce rotta dall’emozione. “Spero che questo sia il segno della rinascita del popolo di Israele, non solo di Ofer, non solo degli ostaggi,”  dice, sperando che la liberazione segni l’inizio di un futuro migliore.

Eppure, dietro questa liberazione, la situazione rimane tragicamente sospesa. Il 7 ottobre 2023, durante l’attacco che ha acceso la guerra a Gaza, 251 persone sono state rapite. Oggi, molte di quelle famiglie sono ancora in attesa di un ritorno. Tra questi, la moglie di Bibas, Shiri, e i loro due figli, dichiarati morti da Hamas, seppur non confermato da Israele, restano un simbolo del dramma. I figli di Bibas, Kfir e Ariel, diventano icone di una tragedia che non ha confini.

Mentre la folla di Tel Aviv, radunata nella “Piazza degli Ostaggi”, festeggia con un mix di emozioni, il senso di liberazione è mescolato a una triste realtà: molte famiglie sono ancora in ansia, i volti dei prigionieri liberati sono solo una parte di una storia che non è ancora finita. “Il nostro Yarden dovrebbe tornare domani e siamo entusiasti, ma Shiri e i bambini non sono ancora tornati,”  ha scritto la famiglia Bibas su Instagram, con un post che trasuda felicità ma anche sconforto.

A Sheba Hospital, Kalderon, un appassionato ciclista, viene accolto con grida di gioia dai suoi amici e sostenitori, che lo abbracciano, lo sollevano in trionfo. “È incredibile, incredibile! Un anno e mezzo culmina in questo momento,” esprime Navit Hermesh, visibilmente commossa. Ma nonostante la gioia, lo sfondo di questa liberazione è segnato dalla tristezza di una guerra che continua.

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Anche la situazione a Gaza rimane disperata. Dopo il rilascio, è stato riaperto il valico di Rafah, permettendo il passaggio di 50 pazienti palestinesi in cerca di cure mediche in Egitto. “Abbiamo 6.000 casi pronti per essere trasferiti, e più di 12.000 casi che necessitano urgentemente di trattamenti,”  ha dichiarato Muhammad Zaqout, direttore degli ospedali di Gaza. Ogni passo, ogni atto di aiuto è una goccia in un oceano di sofferenza, mentre la guerra continua a mietere vittime.

Ora che il quarto scambio è avvenuto, la seconda fase delle trattative si avvicina. In quella che potrebbe essere l’ultima chance per fermare la guerra, si negozierà il rilascio degli ultimi prigionieri e si cercherà una soluzione per fermare definitivamente il conflitto. Mediatori internazionali come Qatar, Egitto e Stati Uniti sono al lavoro, ma la domanda che resta è: riusciranno a portare la pace? Intanto, l’attenzione del mondo è rivolta agli sviluppi di una situazione che potrebbe ancora cambiare il destino di tante persone.

Foto: AFP
Video: AFP

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