Un momento cruciale si avvicina per il Regno Unito: questa settimana, i deputati britannici discuteranno una legge rivoluzionaria sull’eutanasia che potrebbe cambiare per sempre il modo in cui affrontiamo il diritto a morire. La proposta, tanto attesa quanto controversa, mira a legalizzare il suicidio assistito per i malati terminali, scatenando un acceso dibattito che divide la nazione e tocca le corde più profonde delle emozioni umane.
La questione non si affrontava in Parlamento dal 2015, quando fu respinta, ma oggi il vento sembra essere cambiato. Il supporto pubblico per permettere ai malati terminali di decidere come e quando porre fine alla propria vita è cresciuto enormemente. Prima di salire al potere a luglio, il Primo Ministro Keir Starmer aveva promesso di consentire un nuovo confronto sull’argomento, nonostante le preoccupazioni di leader religiosi e oppositori, che temono ripercussioni pericolose.
I sostenitori sostengono che questa legge consentirebbe ai malati di affrontare la morte con dignità e senza sofferenze inutili. Ma non mancano le voci contrarie: “Potrebbe spingere i più vulnerabili a sentirsi obbligati a porre fine alla propria vita”
avvertono gli oppositori.
Una legge di confine
In Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, il suicidio assistito è attualmente vietato e punibile con un massimo di 14 anni di carcere. In Scozia, invece, pur non essendo considerato un reato specifico, può comunque portare ad accuse come omicidio.
La proposta di legge Terminally Ill Adults (End of Life) Bill, che sarà discussa venerdì, prevede che gli adulti con una malattia incurabile e meno di sei mesi di vita possano scegliere il suicidio assistito. Una condizione imprescindibile è che siano fisicamente in grado di assumere autonomamente la sostanza letale. Inoltre, ogni richiesta dovrà ottenere l’approvazione di due medici e di un giudice.
Le disposizioni di questa proposta sono più rigide rispetto alle leggi già in vigore in altri paesi europei o ai progetti di legge attualmente al vaglio in Francia.
Un dibattito acceso
Secondo un recente sondaggio YouGov, il 73% dei cittadini britannici si dichiara favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia, mentre solo il 13% si oppone. Tra i volti noti che sostengono questa causa c’è Esther Rantzen, una celebrità della TV britannica che, affetta da un tumore incurabile ai polmoni, ha rivelato di considerare l’idea di recarsi in Svizzera per un suicidio assistito.
L’organizzazione svizzera Dignitas afferma di aver aiutato 540 cittadini britannici negli ultimi 20 anni. Molti, come Sarah Wootton del gruppo Dignity in Dying, ritengono che sia giunto il momento di un cambiamento: “I cittadini britannici non dovrebbero essere costretti a viaggiare all’estero per porre fine alla propria vita.”
Nonostante il sostegno popolare, la legge trova l’opposizione di figure di spicco. I ministri della Salute e della Giustizia hanno espresso la loro contrarietà, così come l’ex primo ministro Gordon Brown e 29 leader religiosi. In una lettera congiunta, hanno avvertito che “il diritto a morire potrebbe troppo facilmente trasformarsi in un dovere a morire”
per le persone più vulnerabili.
Un lungo cammino legislativo
Anche il mondo medico, un tempo fermamente contrario, ha rivisto le proprie posizioni. La British Medical Association ora adotta un atteggiamento di neutralità rispetto alla questione.
La deputata laburista Kim Leadbeater, promotrice della legge, è convinta che sia giunto il momento di riaprire il dibattito. Tuttavia, alcuni critici ritengono che le riforme stiano procedendo troppo velocemente. Venerdì, i deputati discuteranno la proposta per circa cinque ore, prima di votare se proseguire con l’iter legislativo. Il voto sarà libero, consentendo ai parlamentari di esprimersi secondo la propria coscienza, rendendo il risultato incerto.
Se approvata, questa legge rappresenterebbe solo l’inizio di un lungo percorso legislativo, che potrebbe richiedere anni. Intanto, iniziative simili sono in corso in Scozia e nelle dipendenze della Corona britannica, come l’Isola di Man e Jersey.
Foto: AFP