Scene di caos e indignazione a Paiporta, dove la visita del re di Spagna Felipe VI e della regina Letizia si è trasformata in un vero e proprio incubo. La coppia reale, accolta da una folla furiosa, ha dovuto interrompere bruscamente il suo tour tra i danni causati dalle alluvioni dopo essere stata bersagliata da una pioggia di fango. La tensione era palpabile: con volti e abiti imbrattati, i reali hanno tentato invano di calmare i cittadini che gridavano “_assassini_” e lanciavano insulti verso le autorità presenti.
La rabbia dei residenti di Paiporta, cittadina della regione valenciana devastata dal disastro, era rivolta principalmente al Primo Ministro Pedro Sanchez e al presidente della regione Carlos Mazon, accusati di non aver fatto abbastanza per proteggere la popolazione.
Questa zona della Spagna è stata messa in ginocchio da inondazioni devastanti che hanno già causato oltre 200 morti, e i meteorologi avvertono che il peggio potrebbe non essere ancora passato. Il dolore e la disperazione dei residenti sono stati aggravati dalla percepita assenza di sicurezza e dall’apparente lentezza dei soccorsi ufficiali, costringendo molti villaggi a contare solo sulla generosità di volontari per le operazioni di salvataggio e pulizia.
A cinque giorni da quello che è già stato definito “_il peggior disastro naturale nella storia recente del nostro Paese_”, le speranze di trovare sopravvissuti tra le macerie e i detriti si stanno rapidamente affievolendo. Migliaia di soccorritori sono ancora impegnati giorno e notte a liberare le strade dal fango nella frenetica ricerca di vittime, soprattutto nella regione di Valencia, epicentro di questa catastrofe.
“Le città sono sepolte nel fango”
, ha dichiarato Sanchez, sottolineando che si tratta della seconda alluvione più mortale in Europa di questo secolo.
Le autorità hanno dato il via alla distribuzione di aiuti per cercare di ristabilire l’ordine nelle località distrutte e isolate, molte delle quali sono senza cibo, acqua e corrente elettrica da giorni. Il governo ha mobilitato 10.000 tra soldati, polizia e guardia civile, in quella che Sanchez ha definito come la più grande operazione di sicurezza interna in tempo di pace.
Eppure, la reazione ufficiale non sembra essere sufficiente per placare l’ira dei residenti. Le autorità, tra cui Mazon, sono state duramente criticate per i sistemi di allerta attivati prima delle alluvioni, e alcuni abitanti si lamentano della lentezza dei soccorsi. “So che la risposta non è sufficiente, ci sono problemi e carenze gravi… città sepolte dal fango, persone disperate che cercano i loro familiari… dobbiamo migliorare”
, ha riconosciuto Sanchez in un’ammissione che suona come un appello disperato a fare di più.
Nelle zone più colpite, come Alfafar e Sedavi, i cittadini lottano da soli. I reporter dell’AFP hanno descritto scene drammatiche: niente soldati, solo residenti che spalano fango dalle case e vigili del fuoco impegnati a drenare l’acqua da garage e tunnel. “Grazie a tutte le persone che sono venute ad aiutarci, a tutte, perché dalle autorità: niente”
, ha dichiarato indignata Estrella Caceres, 66 anni, residente di Sedavi.
A Chiva, un’altra cittadina duramente colpita a ovest di Valencia, Danna Daniella, proprietaria di un ristorante, ha raccontato di aver passato tre giorni a pulire, ancora sconvolta dagli eventi. “Sembra la fine del mondo”, ha detto la donna trentenne, ricordando con terrore le scene di persone intrappolate dalle acque impetuose, “che chiedevano aiuto e noi non potevamo fare nulla”. “Ti fa impazzire. Cerchi risposte e non le trovi”
, ha aggiunto.
Il disastro ha ridotto autostrade e infrastrutture a un colabrodo: linee telefoniche distrutte, trasporti bloccati, mentre è impossibile stabilire il numero preciso di dispersi. Sanchez ha dichiarato che il 94% delle abitazioni ha di nuovo elettricità e che circa la metà delle linee telefoniche interrotte è stata ripristinata.
Nonostante i continui appelli delle autorità a rimanere a casa per non ostacolare le operazioni di soccorso, i cittadini continuano a mobilitarsi in iniziative di solidarietà spontanea, portando cibo, acqua e attrezzature per la pulizia nelle aree più colpite. Tuttavia, per evitare ingorghi e problemi sulle strade, il governo valenciano ha limitato l’accesso ai volontari, permettendo solo a 2.000 persone di raggiungere la periferia sud della città e imponendo restrizioni su 12 località.
Il maltempo che ha scatenato le inondazioni è iniziato quando aria fredda ha attraversato le acque calde del Mediterraneo, una combinazione esplosiva comune in questa stagione. Gli scienziati avvertono che il cambiamento climatico, alimentato dalle attività umane, sta intensificando la frequenza e la violenza di questi eventi estremi.
Nelle ultime ore, i servizi di emergenza hanno aggiornato il bilancio delle vittime: 213 persone sono state confermate morte, di cui 210 nella regione di Valencia, due nella confinante Castilla-La Mancha e una in Andalusia. Le autorità avvertono che il bilancio potrebbe aggravarsi ulteriormente, man mano che vengono liberati veicoli intrappolati in tunnel e parcheggi sotterranei.
Foto: [AFP]