Un raid devastante contro l’ospedale Kamal Adwan di Gaza e l’arresto del suo direttore Hossam Abu Safiyeh hanno scatenato un’ondata di indignazione internazionale. Questo attacco, descritto dall’esercito israeliano come “una delle operazioni più imponenti” dall’inizio della guerra, ha gettato una luce impietosa sul collasso del sistema sanitario della Striscia di Gaza.
Per settimane, mentre il conflitto si avvicinava sempre più all’ospedale situato nell’area di Beit Lahia, Abu Safiyeh aveva lanciato un appello disperato alla comunità internazionale: “Intervenite prima che sia troppo tardi”. La sua richiesta d’aiuto, tuttavia, è rimasta inascoltata. Nelle prime ore di venerdì, le forze israeliane hanno fatto irruzione nella struttura medica, uccidendo più di 20 militanti e arrestando oltre 240 persone, tra cui lo stesso direttore. L’accusa? “Essere un operativo di Hamas.” Da allora, non si hanno più notizie del pediatra 51enne, che la sua famiglia ritiene sia detenuto nel temuto centro militare di Sde Teiman, nel deserto del Negev. “Questo centro di detenzione è tristemente famoso per i maltrattamenti dei prigionieri” ha denunciato suo figlio Idris in un messaggio video, aggiungendo che il padre sarebbe stato “costretto a spogliarsi e sottoposto a umiliazioni e abusi”
.
Nonostante le ripetute richieste di chiarimenti, l’esercito israeliano non ha fornito informazioni sulla sorte del medico né ha risposto alle accuse di abuso. Nel frattempo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’ospedale fuori servizio, un colpo devastante per il già fragile sistema sanitario del nord di Gaza, dove decine di migliaia di persone sono sotto costante bombardamento.
Mahmud Bassal, portavoce della difesa civile di Gaza, ha definito gli arresti “un attacco deliberato per distruggere il sistema sanitario“. “La situazione è catastrofica e tragica”
ha aggiunto.
Un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato martedì ha rivelato che i ripetuti attacchi israeliani contro ospedali e infrastrutture mediche hanno portato il sistema sanitario di Gaza vicino al collasso totale. “Gli attacchi letali di Israele e i combattimenti nelle vicinanze degli ospedali hanno avuto effetti catastrofici sull’accesso dei palestinesi alle cure mediche”
si legge nella dichiarazione dell’Ufficio ONU per i Diritti Umani.
Israele, da parte sua, accusa Hamas di utilizzare gli ospedali come basi operative per lanciare attacchi contro le sue forze. Ma le accuse non hanno fermato il crescente coro di appelli internazionali per il rilascio di Abu Safiyeh. L’OMS, guidata da Tedros Adhanom Ghebreyesus, e Amnesty International hanno chiesto con forza la liberazione del medico, definendolo “la voce del settore sanitario devastato di Gaza”. Anche il mondo della sanità si è mobilitato: medici e infermieri di tutto il mondo hanno lanciato la campagna sui social media #FreeDrHussamAbuSafiya, lodando Abu Safiyeh come “un eroe in camice bianco” per aver continuato a lavorare in mezzo alla devastazione.
Abu Safiyeh non è nuovo alle tragedie personali: lo scorso ottobre, ha perso un figlio adolescente in un raid aereo israeliano. Solo pochi giorni dopo, è stato ferito alla gamba in un altro attacco. Eppure, dal suo letto d’ospedale, ha dichiarato in un video: “Non permetterò che questa ferita mi impedisca di portare avanti la mia missione, qualunque sia il costo.”
Dallo scorso 6 ottobre, gli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza si sono intensificati, con l’obiettivo dichiarato di impedire a Hamas di riorganizzarsi. Ma mentre il conflitto si protrae, il prezzo umano continua a salire, lasciando civili intrappolati tra bombardamenti incessanti e un sistema sanitario che lotta disperatamente per sopravvivere.
Foto: AFP