Una scena esplosiva a Ulaanbaatar: Vladimir Putin, il presidente russo ricercato a livello internazionale, è atterrato in Mongolia in quello che sembra un clamoroso schiaffo in faccia alla giustizia globale. È la prima volta che Putin visita un paese membro della Corte Penale Internazionale da quando, lo scorso anno, è stato emesso un mandato di arresto nei suoi confronti. E quale accoglienza ha ricevuto? Un picchetto d’onore, a dimostrazione che la Mongolia non ha alcuna intenzione di consegnare il leader russo, nonostante le pressioni dell’Occidente e delle organizzazioni per i diritti umani.
Mentre Putin veniva accolto con tutti gli onori nella capitale, Kiev esplodeva di rabbia, accusando la Mongolia di “condividere la responsabilità
” per i crimini di guerra di Putin. L’Ucraina aveva insistito affinché la Mongolia eseguisse il mandato di arresto, ma i leader mongoli sono rimasti in silenzio. Il messaggio è chiaro: Putin non sarà arrestato qui, e la giustizia internazionale può aspettare.
Nella monumentale Piazza Gengis Khan, Putin ha incontrato il presidente mongolo Ukhnaagiin Khurelsukh. Tra le note solenni degli inni nazionali russo e mongolo, i due leader hanno reso omaggio ai soldati mongoli, che sfilavano fieramente in abiti tradizionali, alcuni persino a cavallo. Tutto intorno, la piazza era decorata con enormi bandiere russe e mongole, creando un’atmosfera tanto teatrale quanto inquietante.
Ma non tutto è filato liscio. Il giorno prima, un piccolo gruppo di manifestanti aveva osato sfidare la presenza di Putin con un cartello che dichiarava “Fuori il criminale di guerra Putin da qui
“. La sicurezza, però, non ha lasciato nulla al caso, e qualsiasi altra protesta è stata fermata ancor prima che potesse avvicinarsi al leader russo. I manifestanti si sono dovuti accontentare di radunarsi a un isolato di distanza, nei pressi del Monumento per i Repressi Politici, un simbolo della resistenza contro il dominio sovietico che ha segnato decenni della storia mongola.
La visita di Putin è stata un’occasione per celebrare l’85º anniversario della vittoria delle forze mongole e sovietiche contro il Giappone imperiale, ma anche per rafforzare i legami economici tra Mosca e Ulaanbaatar. Putin ha sottolineato l’importanza di progetti come la costruzione del gasdotto trans-mongolo, che collegherà Cina e Russia, e ha espresso il suo interesse per un vertice trilaterale con la Cina e la Mongolia.
Amnesty International ha lanciato un monito, dichiarando che la mancata cattura di Putin rischia di indebolire ulteriormente la credibilità della Corte Penale Internazionale. “Il presidente Putin è un fuggitivo dalla giustizia” ha affermato Altantuya Batdorj, direttore esecutivo di Amnesty International Mongolia. “Qualsiasi viaggio in un paese membro della CPI che non si concluda con un arresto, incoraggerà Putin a continuare la sua attuale condotta e deve essere visto come parte di una strategia per minare il lavoro della CPI“.
La Mongolia, con il suo delicato equilibrio tra le relazioni con i giganti autoritari Russia e Cina, sembra aver scelto di non schierarsi apertamente, lasciando Putin libero di continuare il suo percorso di sfida alla comunità internazionale.
Foto: [Archivio Times Of Malta]