In un gesto sorprendente e carico di speranza, Papa Francesco si è offerto di dare rifugio a una delle figure politiche più controverse e perseguitate del nostro tempo: Aung San Suu Kyi. L’ex leader del Myanmar, attualmente detenuta, potrebbe trovare asilo proprio all’interno delle mura del Vaticano. Questa clamorosa proposta del Pontefice arriva in un momento cruciale, riportata dai media italiani martedì, e potrebbe cambiare il destino di una donna che ha incarnato per decenni la speranza del suo popolo.
“Ho chiesto la liberazione di Aung San Suu Kyi e ho incontrato suo figlio a Roma. Ho proposto al Vaticano di darle protezione sul nostro territorio”
ha rivelato il Papa, secondo i dettagli di un incontro privato con i Gesuiti durante il suo recente viaggio in Asia.
Questa rivelazione scioccante è stata riportata dal Corriere della Sera
, che ha pubblicato stralci di un articolo del sacerdote italiano Antonio Spadaro. Gli incontri riservati si sono svolti tra il 2 e il 13 settembre in Indonesia, Timor Est e Singapore, e hanno gettato luce sul profondo coinvolgimento del Papa nelle vicende del Myanmar.
“Non possiamo rimanere in silenzio davanti alla situazione in Myanmar. È nostro dovere fare qualcosa”
ha dichiarato con fermezza Papa Francesco, ribadendo la sua visione di un futuro di pace per il paese asiatico, fondato sul rispetto della dignità umana, dei diritti e su un sistema democratico che permetta a tutti di contribuire al bene comune.
Ma il Myanmar è tutt’altro che vicino a quel futuro di pace. Il paese è in preda al caos e alla violenza dal colpo di stato militare del 2021. Aung San Suu Kyi, una volta considerata il simbolo vivente della lotta per la libertà e i diritti civili, è oggi incarcerata con una condanna a 27 anni, per accuse che spaziano dalla corruzione al non aver rispettato le restrizioni sanitarie legate al Covid-19.
Nel 2015, il suo partito, la National League for Democracy, aveva vinto le prime elezioni democratiche in 25 anni, accendendo la speranza in un paese governato troppo a lungo dai militari. Ma quella speranza si è infranta con il colpo di stato che ha portato al suo arresto, e le voci che filtrano dalla prigione parlano di gravi problemi di salute che potrebbero aggravare ulteriormente la sua situazione.
Una volta idolatrata come faro dei diritti umani e premiata con il Nobel per la Pace nel 1991, la sua reputazione internazionale ha subito un duro colpo nel 2017. Aung San Suu Kyi è stata accusata di restare in silenzio di fronte alla violenta repressione perpetrata dall’esercito contro la minoranza musulmana dei Rohingya. Questo attacco feroce, che ha visto migliaia di persone fuggire in Bangladesh, è oggetto di un’indagine delle Nazioni Unite per genocidio. Secondo i rifugiati, la persecuzione non si è mai fermata.
Mentre il Myanmar, prevalentemente buddista, continua a sprofondare nel caos, il regime militare si scontra sia con i gruppi ribelli etnici consolidati che con le nuove forze pro-democrazia emerse dopo il colpo di stato. La proposta di Papa Francesco potrebbe segnare un nuovo capitolo nella storia travagliata di Aung San Suu Kyi e del suo paese.
Foto: [Archivio Times Of Malta]