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notte di fuoco a Beirut: raid israeliani distruggono sei edifici

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Un fumo nero e denso si alza nel cielo di Beirut, nel quartiere Leylaki, dove un attacco aereo israeliano ha trasformato un complesso residenziale in macerie. È solo l’ultimo, drammatico capitolo della guerra tra Israele e Hezbollah, che ormai si trascina da un mese senza tregua.

Mercoledì notte, Israele ha scatenato una tempesta di fuoco sulla roccaforte di Hezbollah nella periferia sud della capitale libanese, radendo al suolo sei edifici in appena 17 raid aerei. È stata una delle notti più feroci e devastanti mai vissute da Beirut da quando il conflitto è scoppiato il 23 settembre. “La violenza in questa zona non ha precedenti” , ha riportato l’agenzia di notizie libanese National News Agency, mentre gli abitanti fuggivano tra le fiamme.

Ma la furia israeliana non si è fermata al Libano. Anche in Siria, gli attacchi aerei hanno colpito un edificio residenziale a Damasco e un sito militare a Homs, uccidendo un soldato e ferendone altri sette. Un attacco coordinato che ha scatenato la preoccupazione globale. Solo poche ore prima, il Segretario di Stato USA Antony Blinken, in visita in Israele, aveva avvertito Tel Aviv di evitare ulteriori escalation con l’Iran.

Israele, però, sembra inarrestabile, impegnato su più fronti. Oltre a combattere contro Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano, Tel Aviv ha giurato vendetta contro l’Iran per l’attacco missilistico del 1 ottobre. E così, mercoledì notte, Beirut ha tremato ancora una volta sotto le bombe israeliane. Almeno 17 raid, senza pietà. Sei edifici rasi al suolo a Laylaki, con quattro bombe che hanno colpito un complesso residenziale, scatenando un incendio spaventoso. “Una gigantesca esplosione ha squarciato il cielo, seguita da una raffica di detonazioni minori” , raccontano i testimoni. Ma in alcune zone non c’è stato nemmeno il tempo di fuggire: un attacco improvviso ha devastato il quartiere di Jnah, uccidendo una persona e ferendone altre cinque, come confermato dal ministero della salute libanese.

La distruzione non ha risparmiato nemmeno il sud del Libano. La storica città di Tiro è stata colpita duramente, con vaste aree del centro ridotte in rovine. “La città intera ha tremato”, ha detto Rana, una residente in fuga verso il mare dopo che l’esercito israeliano ha emesso un avviso di evacuazione. Secondo Bilal Kashmar, responsabile dell’unità di gestione delle emergenze di Tiro, sette edifici sono stati rasi al suolo e oltre 400 appartamenti danneggiati. “L’intera città di Tiro sta evacuando” , ha affermato sconsolato.

Le colonne di fumo nero che si alzano dalla città minacciano anche il patrimonio dell’umanità: l’UNESCO ha espresso preoccupazione per l’impatto del conflitto sulle antiche rovine di Tiro, a soli 500 metri dalle aree bombardate.

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Intanto, il Segretario Blinken è in missione diplomatica, tentando di fermare questo inferno di violenza. Si trova in Qatar, cercando di valutare se ci siano speranze per una tregua tra Hamas e Israele, ma la strada sembra ancora lunga. I numeri di questa guerra sono già devastanti: l’attacco di Hamas del 7 ottobre ha ucciso 1.206 persone, per la maggior parte civili, secondo un conteggio dell’AFP basato su dati israeliani. La risposta di Israele ha provocato un vero e proprio massacro: 42.792 morti a Gaza, sempre in gran parte civili, secondo i dati del ministero della salute locale, considerati affidabili dall’ONU.

Blinken ha sottolineato che Israele ha raggiunto molti dei suoi obiettivi strategici a Gaza, ma adesso dovrebbe concentrarsi su una soluzione duratura. “È il momento di trasformare questi successi militari in un successo strategico di lungo termine”, ha dichiarato dopo gli incontri con Netanyahu. Tuttavia, ha ribadito la necessità che Israele eviti di innescare una escalation ancora più pericolosa. “È fondamentale che la risposta di Israele non alimenti ulteriormente il conflitto” , ha aggiunto.

Dopo la sua visita in Israele, Blinken ha fatto tappa in Arabia Saudita, per continuare a lavorare alla normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. Ma l’ombra dell’Iran è sempre più pesante: il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha chiesto alle nazioni del BRICS di intervenire per “porre fine alla guerra” .

Nel frattempo, il popolo di Gaza continua a soffrire. Decine di migliaia di civili sono intrappolati nel nord del territorio, martellati dai bombardamenti e privi di aiuti. L’inverno si avvicina, e la disperazione cresce. Ahmad al-Razz, un uomo di 42 anni, ha raccontato di aver cucito insieme sacchi di tela per costruire una tenda sulla spiaggia, vicino a Deir el-Balah. “Ogni notte stiamo congelando, siamo proprio accanto al mare e non abbiamo né coperte né ripari per proteggerci dal freddo” , ha detto disperato.

E mentre le bombe continuano a cadere, anche gli sforzi umanitari subiscono battute d’arresto. L’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata costretta a sospendere l’ultima fase di una campagna di vaccinazione contro la poliomielite a Gaza, a causa dei bombardamenti incessanti. Anche l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi ha pianto un’altra vittima: un suo lavoratore è stato ucciso in un attacco che ha colpito un veicolo dell’UNRWA.

Nel frattempo, Israele ha spostato l’attenzione sul confine settentrionale, intensificando gli attacchi contro Hezbollah in Libano. Netanyahu ha rivelato che Hezbollah stava pianificando un “attacco ancora più grande di quello del 7 ottobre”, con jeep, missili e tunnel sotterranei. “Pianificavano una vera invasione” , ha dichiarato il premier israeliano ai media francesi CNews ed Europe 1.

La guerra contro Hezbollah ha già fatto almeno 1.580 vittime dal 23 settembre, secondo i dati del ministero della salute libanese, anche se il numero reale potrebbe essere molto più alto.

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Mercoledì sera, i media libanesi hanno riferito di nuovi raid israeliani nelle zone meridionali ed orientali del Libano. Un attacco ha colpito anche la sede di una emittente filo-iraniana a Beirut, mentre Hezbollah ha continuato a rispondere con razzi lanciati verso Israele. In un attacco particolarmente audace, i miliziani di Hezbollah hanno costretto le truppe israeliane a “ritirarsi dietro la frontiera”  dopo un tentativo di infiltrazione nei pressi di Aitarun.

La tensione continua a crescere, con sirene antiaeree che risuonano in tutto il centro di Israele. L’ombra di un’escalation globale incombe, e un numero crescente di paesi occidentali sta valutando l’idea di schierare forze internazionali in Libano, nel caso di un cessate il fuoco. Attualmente, circa 10.000 caschi blu dell’ONU sono già dispiegati nel sud del paese, ma si parla di una nuova forza multinazionale pronta ad intervenire.

Foto: [Archivio Times Of Malta]

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