Il Parlamento della Moldova ha preso una decisione drammatica: dichiarare lo stato d’emergenza per 60 giorni in risposta a una crisi energetica che potrebbe gettare l’intero Paese nel buio. La chiusura delle forniture di gas russo alla centrale di Transnistria, da cui dipende gran parte dell’elettricità moldava, ha fatto scattare l’allarme. Si teme che, senza interventi rapidi, milioni di cittadini possano affrontare un inverno gelido e senza luce.
Già colpita dal taglio delle forniture di gas russo nel 2022, a seguito dell’invasione dell’Ucraina, la Moldova si affida ancora alla centrale di Cuciurgan, situata nella regione separatista filorussa di Transnistria. Ma ora queste forniture sono a rischio: l’Ucraina ha annunciato l’interruzione del trasporto di gas russo verso l’Europa, e Mosca non sta cercando soluzioni alternative, complici vecchi dissidi commerciali.
“Dal 16 dicembre, lo stato d’emergenza sarà in vigore in tutta la Moldova,”
ha dichiarato il Parlamento dopo che la misura è stata approvata con il voto favorevole di 56 deputati su 101.
Il governo ha spiegato che la decisione è stata necessaria per far fronte a una situazione di “risorse energetiche insufficienti che influenzano direttamente e immediatamente la sicurezza dello Stato e dei cittadini”.
Per il primo ministro Dorin Recean, questa è un’occasione per dire basta al controllo energetico russo: “Dobbiamo fare in modo che questo inverno sia l’ultimo in cui il Cremlino può minacciare la nostra sicurezza energetica.”
In cerca di una via d’uscita, la Moldova punta su una nuova linea elettrica ad alta tensione che collegherà la capitale Chisinau alla vicina Romania. Ma c’è un problema: i lavori non saranno completati prima della fine del 2025, lasciando il Paese in balia di eventi imprevedibili per i prossimi due anni.
Intanto, l’Ucraina ha annunciato che non rinnoverà il contratto per il trasporto del gas russo, che scadrà alla fine dell’anno. Ciò taglierà le forniture alla centrale di Cuciurgan, responsabile del 70% dell’elettricità moldava. Nonostante tutto, Recean insiste che Gazprom potrebbe ancora rispettare i suoi obblighi contrattuali fino al 2026 utilizzando rotte alternative. Ma le sue parole rivelano anche una crescente tensione: “La Russia sta tenendo in ostaggio gli abitanti della Transnistria e li usa per destabilizzare la Moldova e la regione.”
Nel mezzo di questa crisi, il governo ha deciso di rimuovere il ministro dell’Energia per la sua gestione inefficace della situazione. A complicare ulteriormente le cose, Mosca sta facendo pressione per il pagamento di un debito di circa 700 milioni di dollari, una cifra che Chisinau non riconosce. Questo contenzioso risale al 2021, quando Gazprom aumentò improvvisamente le tariffe, aggravando il già fragile equilibrio energetico del Paese.
La Moldova si trova a un bivio cruciale, con il futuro energetico del Paese e la stabilità della regione appesi a un filo sottile. Ogni mossa, ogni decisione potrebbe determinare il destino di milioni di persone.
Foto: AFP