Un dramma umano si è consumato nel Mediterraneo, quando la nave di soccorso Ocean Viking ha tratto in salvo 48 migranti da una barca sovraccarica al largo delle coste libiche. Ma c’è un dettaglio che rende questa storia ancora più straziante: “Il 90% dei sopravvissuti sono minori non accompagnati”
, ha rivelato SOS Mediterranee, l’organizzazione che gestisce la nave.
La missione è stata avviata dopo una segnalazione via radio VHF da parte di un aereo della NATO, e il salvataggio è avvenuto in condizioni di grande rischio. “La maggior parte dei migranti salvati proviene da Gambia e Guinea-Bissau”
, ha spiegato SOS Mediterranee, aggiungendo che ora i superstiti si trovano in salvo nei rifugi di bordo, dove stanno ricevendo cure e conforto.
La Guinea-Bissau, paese d’origine di molti di loro, è tristemente nota come una delle nazioni più povere e corrotte del mondo. Per i giovani migranti, fuggire da questo inferno rappresenta l’unica possibilità di costruirsi un futuro.
Ma la vicenda non si è conclusa con il salvataggio. Le autorità italiane hanno ordinato alla Ocean Viking di sbarcare i migranti nel porto di Ravenna, a quasi 1.600 chilometri di distanza. Una scelta che ha sollevato un coro di proteste. “Questa pratica… svuota il Mediterraneo di risorse di ricerca e soccorso e aumenta la sofferenza delle persone salvate”
, ha denunciato SOS Mediterranee, sottolineando come il lungo viaggio metta ulteriormente a dura prova i sopravvissuti.
I numeri parlano chiaro: quasi 1.985 persone hanno perso la vita o sono scomparse quest’anno tentando di attraversare il Mediterraneo, secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM). Una tragedia che si ripete senza sosta, alimentando domande sempre più urgenti su cosa si possa fare per fermare questa crisi umanitaria.
Foto: AFP