La Francia è in fibrillazione, sospesa tra incertezza e attesa, mentre il presidente Emmanuel Macron si prepara a nominare un nuovo primo ministro. Una settimana fa, il governo è crollato sotto il peso di un voto di sfiducia, e ora tutti gli occhi sono puntati sull’Eliseo. Macron, reduce da un incontro con i leader di partito, aveva promesso di svelare il nome entro 48 ore, ma la complessa mappa politica uscita dalle elezioni di luglio lo ha costretto a riflettere più a lungo.
La sfida per il presidente è ardua: garantire un governo che sopravviva in un’Assemblea Nazionale profondamente divisa. Da un lato, una coalizione di sinistra capeggiata dall’alleanza popolare; dall’altro, i centristi e i conservatori, con l’estrema destra del Rassemblement National pronta a sfruttare ogni debolezza. “Il popolo francese vuole entusiasmo, slancio, un vento fresco, qualcosa di nuovo” ha dichiarato Marine Tondelier, leader dei Verdi, spronando Macron a “uscire dalla sua zona di comfort”
.
La recente caduta di Michel Barnier, ex primo ministro sostenuto solo dal blocco centrista di Macron e dalla sua famiglia politica conservatrice, ha accentuato l’urgenza. Destituito per il suo bilancio all’insegna dei tagli, Barnier ha lasciato un vuoto che ora deve essere colmato. La sua amministrazione ad interim, nel frattempo, ha approvato un disegno di legge che permette al governo di funzionare senza un piano finanziario formale per il 2025, garantendo almeno la continuità fiscale fino a lunedì.
Le trattative in corso mostrano divisioni profonde non solo sulle politiche, ma anche sulle personalità in gioco. François Bayrou, considerato una scelta papabile, suscita riserve sia a sinistra sia a destra, dove è malvisto da Nicolas Sarkozy. Si parla anche di Bernard Cazeneuve, ex ministro socialista, e Jean-Yves Le Drian, ma nulla sembra sbloccare l’impasse. “È tutto bloccato” ha confessato una fonte vicina a Macron, descrivendo i negoziati come un “atto di speranza vano”
.
Nel frattempo, l’estrema destra osserva e guadagna terreno. Marine Le Pen, che gode di un crescente sostegno, ha commentato con soddisfazione la sua esclusione dalle trattative: “Non mi dispiace restare fuori da questo scambio di favori”
. Secondo un sondaggio Ifop, la leader del RN raccoglierebbe il 35% dei voti al primo turno di una futura elezione presidenziale, distanziando ampiamente gli altri potenziali sfidanti.
Mentre il tempo stringe, i francesi attendono il verdetto del presidente. La scelta non riguarderà solo un nome, ma il futuro stesso di un governo che sembra sempre più fragile. Riuscirà Macron a trovare la chiave per evitare nuove turbolenze o sarà costretto a navigare in un mare ancora più agitato?
Foto: AFP