Oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato la cessazione del requisito minimo d’età per andare in pensione, attualmente attualmente 58 anni per le donne e 60 per gli uomini, e rimarrà solo il requisito degli anni di contributi basterà infatti aver maturato tra i 20 e i 25
anni di contributi versati.
La misura riguarda chi ha iniziato a lavorare prima del settembre 1999 e secondo le prime stime darebbe a oltre 2 milioni
di turchi la possibilità di andare subito in pensione.
Secondo il ministro del Lavoro turco, Vedat Bilgin, il nuovo sistema costerebbe oltre 100 miliardi di lire turche (circa 5 miliardi di euro).
Questa riforma appere a tutti molto generosa anche perchè la popolazione turca è in costante invecchiamento, e quindi questa riforma comporterà un costo molto elevato per lo stato.
Si ci è chiesti sin da subito se questa riforma sia sostenibile, che però si inserisce in un contesto più ampio di politiche economiche estremamente controverse attuate da Erdogan e da molti definite populiste, ossia volte a ottenere maggiori consensi in vista delle elezioni parlamentari e presidenziali che si svolgeranno tra sei mesi
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Dai numeri sembra che la Turchia non stia passando un brutto momento: nonostante la sua economia fosse uscita molto compromessa dalla pandemia di coronavirus, grazie a un’eccezionale spinta del governo su sussidi e politiche economiche molto espansive, alla fine il Prodotto Interno Lordo è cresciuto dell’11 per cento nel 2021 e del 5 nel 2022, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale.
Ma non è tutto oro quel che luccica, infatti le strozzature nelle catene produttive, la carenza di materie prime, un’offerta che non regge i ritmi della domanda e la crisi energetica hanno portato anche la Turchia a fare i conti con repentini aumenti dei prezzi, e quindi con l’inflazione e quindi i prezzi aumentano e si riduce il potere di acquisto di famiglie e imprese. L’inflazione nel paese ha superato l’85 per cento.
Nonostante le note economiche positive i turchi sono sempre più impoveriti e sempre più scontenti dell’operato del governo, verso cui la fiducia della popolazione, secondo i sondaggi, è ai minimi storici.