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Israele avverte: attacchi su Hezbollah, “il peggio deve ancora arrivare”

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Il cielo del Libano si tinge di fumo e distruzione. Gli attacchi aerei israeliani hanno colpito duramente le postazioni di Hezbollah nel sud e nell’est del Paese, mentre Israele avverte che il peggio deve ancora arrivare. Nonostante gli appelli internazionali per la pace, la macchina bellica continua a sferrare i suoi colpi, lasciando il Libano in balia di una tempesta di fuoco.

Dopo quasi un anno di scontri al confine tra Hezbollah e le forze israeliane, gli attacchi dell’ultimo fine settimana sono stati i più devastanti mai registrati dalla guerra scoppiata tra Israele e Hamas il 7 ottobre. Più di 300 obiettivi di Hezbollah sono stati annientati in una sola giornata, mentre il portavoce militare israeliano, l’Ammiraglio Daniel Hagari, ha lanciato un appello senza precedenti alla popolazione libanese: “Tenetevi lontani dai bersagli di Hezbollah, le operazioni continueranno nel prossimo futuro” .

Hagari ha avvertito che l’esercito israeliano proseguirà con attacchi “ancora più estesi e precisi contro obiettivi terroristici ampiamente disseminati in tutto il Libano”, invitando i civili a “spostarsi immediatamente per la loro sicurezza” . Il terrore corre rapido tra la popolazione, che non trova tregua neanche di notte.

Hezbollah, potente forza politica e militare del Libano, si dichiara alleato di Hamas. Ma il conflitto rischia di trascinare il Paese in una crisi senza precedenti. Lo stesso Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha lanciato un allarme: “Il Libano sta rischiando di diventare una nuova Gaza, ed è chiaro che nessuna delle due parti è interessata a un cessate il fuoco” .

In un’escalation di violenza, l’agenzia di stampa ufficiale libanese ha segnalato “oltre 80 raid aerei in soli 30 minuti”  nel sud del Paese, con attacchi violenti anche nella Valle della Beqa’, dove un pastore è stato ucciso. Hezbollah ha confermato la morte di un suo combattente, mentre il bilancio totale dei feriti è salito a 34. Gli ospedali nel sud e nell’est del Libano sono stati obbligati a sospendere le operazioni non urgenti per far spazio ai feriti, e le scuole in queste aree sono state chiuse per almeno due giorni.

La furia degli attacchi ha travolto anche la città di Baalbek, dove esplosioni hanno illuminato il cielo notturno con lampi di fuoco, e fumo nero si è sollevato, minaccioso, verso il cielo. “Ci svegliamo e ci addormentiamo sotto i bombardamenti… questa è la nostra nuova vita” ha raccontato Wafaa Ismail, una donna di 60 anni, residente nel villaggio di Zawtar, nel sud del Libano. Anche la storica città costiera di Tiro è stata presa di mira, mentre i cittadini ricevevano messaggi dai droni israeliani che li esortavano a “evacuare immediatamente”.

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Il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha proclamato che Israele ha inferto a Hezbollah “colpi che non avrebbe mai immaginato”. Dall’altra parte, Naim Qassem, vice capo di Hezbollah, ha dichiarato che il gruppo si trova in una “nuova fase, un confronto aperto” con Israele, preparato a “qualsiasi possibilità militare” . Parole che non fanno altro che alimentare un conflitto che sembra ormai fuori controllo.

Nel frattempo, mentre razzi colpiscono il nord di Israele, causando danni nella zona di Haifa, Netanyahu ribadisce che “nessun paese può tollerare attacchi contro i propri cittadini” , suggerendo che Israele si stia concentrando su Hezbollah quasi un anno dopo l’attacco di Hamas. Dall’inizio delle violenze, centinaia di persone sono state uccise in Libano, in gran parte combattenti, e decine in Israele e nelle Alture del Golan annesse.

Un alto ufficiale israeliano ha delineato gli obiettivi dell’operazione militare, descritta come una “campagna aerea”. Il primo scopo è “ridurre le minacce” di Hezbollah, il secondo è “spingerli lontano dal confine” e, infine, “distruggere l’infrastruttura costruita dalla Forza Radwan vicino alla frontiera” .

Nonostante gli appelli alla calma da parte delle potenze mondiali, sembra che né Israele né Hezbollah siano disposti a fare marcia indietro. Il Primo Ministro libanese, Najib Mikati, ha implorato l’ONU e i Paesi influenti di fermare quello che ha definito il “piano distruttivo di Israele, volto a radere al suolo i villaggi libanesi” .

Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha ribadito che la sua amministrazione farà “tutto il possibile per evitare che scoppi una guerra più ampia”. Anche la Russia si è detta “estremamente preoccupata”  per il rischio di escalation, mentre l’Unione Europea e la Gran Bretagna hanno sottolineato l’urgenza di un cessate il fuoco. La Cina ha persino esortato i suoi cittadini a lasciare Israele immediatamente.

Nonostante le sofisticate difese aeree israeliane, Hezbollah è riuscito a lanciare razzi che hanno colpito Kiryat Bialik, vicino Haifa, incenerendo edifici e veicoli. Gli analisti ritengono che, sebbene Hezbollah abbia subito gravi perdite, tra cui la decimazione della leadership della sua élite, il gruppo è ancora in grado di combattere.

Venerdì scorso, un raid israeliano ha colpito la roccaforte di Hezbollah nel sud di Beirut, uccidendo il comandante della Forza Radwan, Ibrahim Aqil, e provocando la morte di 45 persone, tra cui molti civili e altri alti comandanti di Hezbollah. Il bombardamento è arrivato dopo che esplosioni coordinate avevano distrutto infrastrutture di comunicazione cruciali martedì e mercoledì, causando 39 morti e quasi 3.000 feriti. Hezbollah ha subito puntato il dito contro Israele.

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In risposta, Hezbollah ha lanciato razzi contro impianti militari e una base aerea nella zona di Haifa, definendolo “un primo attacco” .

Il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, ha dichiarato che l’escalation tra Israele e Hezbollah “complica negativamente” gli sforzi per un cessate il fuoco a Gaza, dato che manca una “volontà politica da parte israeliana”  per risolvere la crisi.

All’interno di Israele, Netanyahu sta affrontando dure critiche, con molti che lo accusano di trascinare inutilmente il Paese in una guerra sempre più lunga. L’Egitto, insieme al Qatar e agli Stati Uniti, ha tentato per mesi di mediare un cessate il fuoco, senza successo.

L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha provocato la morte di 1.205 persone in Israele, per lo più civili. Dei 251 ostaggi catturati dai militanti, 97 sono ancora prigionieri a Gaza, tra cui 33 che, secondo l’esercito israeliano, sono già morti.

La risposta militare israeliana ha scatenato un’offensiva su Gaza che ha ucciso almeno 41.431 persone, in gran parte civili, secondo i dati del ministero della salute di Gaza, confermati anche dalle Nazioni Unite.

Foto: AFP

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