In Perù sono ricominciate le proteste dei sostenitori dell’ex presidente Pedro Castillo, di sinistra rimosso dal suo incarico in seguito al tentativo di colpo di stato.
Solo lunedì negli scontri con la polizia sono state uccise almeno 17 persone e ne sono state ferite 68. È il più alto numero di morti in un solo giorno da quando sono iniziate le proteste, a inizio dicembre: in totale finora i morti sono 34
.
(AP Photo/Fredy Salcedo)
Le proteste che si erano interrotte in occasione delle festività natalizie, sono riprese in diverse città del paese, i manifestanti chiedono il rilascio di Castillo, la rimozione di Dina Boluarte, l’ex vicepresidente del Perù che ora ha preso il suo posto, e le elezioni immediate (le prossime dovrebbero tenersi nel 2024
).
Queste ultime proteste sono iniziate nelle aree rurali del paese, dove il sostegno al governo di Castillo è sempre stato molto forte, oltre che in diverse città. Sono state bloccate strade, con vari problemi anche nel trasporto di beni alimentari, e i manifestanti hanno anche bloccato un’autostrada. A Juliaca, sempre nel sud, hanno invece cercato di prendere il controllo dell’aeroporto.
Solo nella città di Juliaca ci sono stati gli scontri più violenti, che hanno causato fin’ora 12 morti, fra cui un minorenne, adesso le autorità stanno effettuando indagini per verificare se la polizia ha agito con violenza sproporzionata
ed eccessiva.
Anche la situazione con i paesi vicini non è delle migliori. Boluarte ha accusatoEvo Morales, ex presidente della vicina Bolivia, di fomentare le proteste. Morales, di sinistra ed ex sindacalista come Castillo,era stato presidente dal 2006 al 2019, quando era stato costretto a fuggire dalla Bolivia dopo essere stato accusato di brogli alle elezioni. Già l’anno scorso era stato dichiarato persona non gradita
dal Perù, poichè era stato accusato di interferire nella politica interna Peruviana.