Il whistleblower David McBride interviene a febbraio a un evento in favore di Julian Assange. Foto: David McBride/Facebook
Un giudice australiano ha condannato martedì un ex avvocato dell’esercito a più di cinque anni di carcere per aver rubato file segreti della difesa sulla guerra in Afghanistan e averli divulgati ai media.
David McBride, dichiaratosi colpevole a novembre di tre accuse di furto e condivisione di informazioni militari, è stato condannato a cinque anni e otto mesi di reclusione, secondo quanto riportato dai media australiani.
McBride dovrà scontare un minimo di due anni e tre mesi prima di poter beneficiare della libertà vigilata, secondo quanto riportato dai media australiani, dopo la sentenza emessa dal giudice David Mossop alla Corte Suprema del Territorio della Capitale Australiana a Canberra.
L’emittente pubblica ABC ha dichiarato di aver utilizzato il materiale trapelato per gli “Afghan Files”, una serie del 2017, in cui si affermava che i soldati australiani fossero coinvolti nell’uccisione illegale di uomini e bambini disarmati in Afghanistan.
L’avvocato di McBride, Mark Davis, ha dichiarato fuori dal tribunale che avrebbe lanciato un appello, una decisione accolta dagli applausi di un gruppo di sostenitori.
L’appello si baserà sulla questione del significato di “dovere”, ha detto.
McBride si era dichiarato colpevole nel novembre dello scorso anno di tre accuse di furto e fuga di informazioni militari ai giornalisti dell’ABC.
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La richiesta era stata fatta dopo che i suoi avvocati non erano riusciti a convincere il giudice che il suo giuramento di servizio militare gli imponeva il dovere di rivelare informazioni se queste fossero state di pubblico interesse.
I “file afgani”
Dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, più di 26.000 uomini in uniforme australiani sono stati inviati in Afghanistan per combattere a fianco delle forze statunitensi e alleate contro i Talebani, Al-Qaeda e altri gruppi islamici armati.
Le truppe australiane hanno lasciato il Paese nel 2013, ma da allora è emersa una serie di resoconti, spesso brutali, sulla condotta delle unità d’élite delle forze speciali australiane.
Si va dalle notizie di truppe che hanno ucciso un bambino di sei anni durante un’incursione in una casa, al taglio della mano di un nemico morto, fino all’uccisione di un prigioniero per risparmiare spazio in un elicottero.
Le rivelazioni di “Afghan Files” della ABC hanno portato la polizia a indagare il suo reporter Daniel Oakes e il suo produttore Sam Clark per aver ottenuto informazioni riservate, facendo persino irruzione nella sede dell’emittente a Sydney, prima di archiviare il caso.
Nel novembre 2020, un’inchiesta pubblica durata anni ha riferito che le forze speciali d’élite australiane hanno “ucciso illegalmente” 39 civili e prigionieri in Afghanistan, anche con esecuzioni sommarie come parte di rituali di iniziazione.
L’inchiesta ha raccomandato il trasferimento di 19 persone alla polizia federale australiana, il pagamento di un risarcimento alle famiglie delle vittime e l’attuazione di una serie di riforme da parte dell’esercito.