Il Commonwealth ha finalmente deciso: “è giunto il momento
” di confrontarsi con l’oscura eredità dello schiavismo e di aprire un dibattito su possibili risarcimenti per il devastante commercio transatlantico di schiavi. A Samoa, durante un summit storico, i leader hanno affrontato a viso aperto uno dei capitoli più drammatici e divisivi della storia condivisa, tra discussioni intense e momenti di alta tensione.
Questa decisione segna un momento epocale per il Commonwealth, che comprende Gran Bretagna e molte delle sue ex colonie, luoghi che portano ancora le cicatrici profonde della tratta di schiavi africani. Per oltre quattro secoli, circa 10-15 milioni di uomini, donne e bambini furono strappati dall’Africa per essere venduti come schiavi. Oggi, i Paesi africani, caraibici e del Pacifico chiedono che la Gran Bretagna e le altre potenze europee riconoscano le loro responsabilità storiche e rispondano con gesti concreti.
Nel comunicato finale del summit, i leader hanno accolto la richiesta di “giustizia riparatoria” per l’orrendo commercio di schiavi, dichiarando che “il tempo è maturo per un dialogo significativo, veritiero e rispettoso
“.
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Le ex potenze coloniali, tra cui la Gran Bretagna, hanno espresso in passato vaghe scuse per il loro ruolo nello schiavismo, ma hanno evitato risarcimenti concreti, vista la portata economica delle riparazioni richieste. Anche durante il summit, Londra ha tentato di non prendere impegni espliciti, pur cercando di ribadire la rilevanza del Commonwealth come piattaforma per l’unità e la cooperazione. La decisione finale è stata rimandata per ore, mentre i delegati cercavano di raggiungere un compromesso: il risultato potrebbe non soddisfare appieno le ex colonie, ma è comunque un passo avanti.
“È giunto il momento di un dialogo reale su come affrontare questi torti storici,” ha dichiarato il Primo Ministro delle Bahamas, Philip Davis, sottolineando che “gli orrori della schiavitù hanno lasciato una ferita profonda e generazionale nelle nostre comunità, e la lotta per la giustizia e per la giustizia riparatoria non è finita.”
Nonostante i compromessi, esperti e analisti vedono nel summit un possibile punto di svolta. “L’impegno a discutere di giustizia riparatoria apre una porta per il dialogo,” ha spiegato Kingsley Abbott, dell’Institute of Commonwealth Studies dell’Università di Londra. “Il Commonwealth dovrebbe cogliere questa opportunità per guidare un processo potenzialmente storico, con visione e coraggio
.”
Ma la questione è estremamente delicata, soprattutto per la Gran Bretagna, che oggi cerca ancora un proprio posto nel mondo post-imperiale e post-Brexit. Tra i delegati britannici spiccavano il Primo Ministro Keir Starmer e Re Carlo III, alla sua prima partecipazione come monarca e leader del Commonwealth.
In questo contesto, Carlo ha evitato di pronunciare scuse personali per il passato, ma ha invitato i presenti a “rifiutare il linguaggio della divisione“. “Comprendo come gli aspetti più dolorosi del nostro passato continuino a risuonare,” ha dichiarato. “Nessuno di noi può cambiare il passato, ma possiamo impegnarci, con tutto il cuore, a imparare le sue lezioni e a trovare modi creativi per correggere le disuguaglianze che ancora esistono.
” Dopo il suo intervento, Carlo ha fatto ritorno a Londra, prima che il comunicato finale fosse approvato.
Se sul tema della schiavitù i leader hanno faticato a trovare una posizione condivisa, sul tema del cambiamento climatico è emersa una maggiore unità. Con la “Dichiarazione sull’Oceano”, i Paesi membri hanno sancito che le delimitazioni marittime nazionali restano valide anche in caso di innalzamento dei mari. È stato inoltre concordato di proteggere almeno il 30% degli oceani e di ripristinare almeno il 30% degli ecosistemi marini degradati entro il 2030.
“La dichiarazione sull’oceano sembra voler sancire che una volta stabiliti i confini marittimi, essi restano tali in perpetuo
,” ha spiegato il Segretario Generale uscente, la Baronessa Patricia Scotland.
Il summit si è concluso con la nomina di Shirley Ayorkor Botchwey, Ministro degli Esteri del Ghana, a nuovo Segretario Generale del Commonwealth. Figura politica di spicco, con sette anni di esperienza alla guida della diplomazia ghanese, Botchwey è nota per il suo supporto agli accordi di libero scambio tra i membri e per le sue dichiarazioni a favore delle riparazioni per la schiavitù. “Sono veramente onorata dal supporto travolgente dei capi di governo del Commonwealth,” ha scritto Botchwey sui social, aggiungendo: “Il vero lavoro inizia ora!
”
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