Il Segretario di Stato americano Antony Blinken è tornato in Medio Oriente per un altro disperato tentativo di porre fine al bagno di sangue a Gaza. Questa è la sua undicesima visita, un numero impressionante che riflette la gravità della situazione. Da quando Hamas ha scatenato l’inferno su Israele più di un anno fa, il conflitto non ha fatto altro che intensificarsi, con un’escalation di violenza che ha travolto la regione. E ora, con Israele e Hezbollah ai ferri corti, la tensione è alle stelle. Blinken non perde tempo e si prepara a incontrare il Primo Ministro Benjamin Netanyahu e altri vertici del governo israeliano, mentre Israele medita su come rispondere all’attacco missilistico iraniano del 1° ottobre.
Nel frattempo, la situazione in Libano è altrettanto esplosiva: un attacco aereo israeliano ha devastato una zona a sud di Beirut, colpendo una delle strutture sanitarie più grandi del paese e uccidendo 13 persone. “Se non moriamo per le bombe, moriremo di fame”
è il disperato grido di Umm Firas Shamiyah, una madre palestinese intrappolata nell’inferno di Gaza, dove la fame e la distruzione regnano sovrane. La sua è solo una delle migliaia di voci che implorano aiuto, mentre i bombardamenti israeliani spazzano via interi quartieri.
Ma non è solo Gaza a essere sotto assedio. L’offensiva di Israele si è ora rivolta anche al Libano, dopo che Hezbollah ha continuato a lanciare razzi contro Israele in sostegno di Hamas. Le forze israeliane hanno intensificato gli attacchi aerei, colpendo le roccaforti di Hezbollah in tutto il paese e inviando truppe di terra per mettere fine a questa piaga. Solo dall’inizio di questa nuova offensiva, il bilancio delle vittime è salito a 1.489 persone.
Lunedì notte, gli attacchi aerei israeliani hanno colpito duramente i sobborghi meridionali di Beirut. L’area densamente popolata di Ouzai è stata colpita per la prima volta, costringendo migliaia di persone a fuggire in massa. L’esercito israeliano ha dichiarato di prendere di mira l’unità navale di Hezbollah, emettendo avvisi di evacuazione poco prima di sferrare i suoi colpi letali. Tuttavia, il Libano non ha ceduto, con Hezbollah che ha risposto lanciando razzi contro due obiettivi nella periferia di Tel Aviv e la base navale Stella Maris, nei pressi di Haifa. I combattimenti sono infuriati anche al confine, dove i militanti di Hezbollah hanno affrontato le truppe israeliane.
Il conflitto ha coinvolto ormai anche altre fazioni armate legate all’Iran, con Yemen, Siria e Iraq che si sono uniti alla danza macabra. E proprio l’Iran ha fatto sapere martedì di aver ricevuto rassicurazioni dai suoi vicini che non permetteranno che il loro spazio aereo venga utilizzato per attacchi contro Teheran, una chiara risposta alle minacce israeliane di vendetta dopo l’attacco missilistico del 1° ottobre.
Nel frattempo, a Gaza la situazione è disperata. Israele ha lanciato un’offensiva su larga scala nel nord della Striscia, cercando di smantellare la rete di Hamas. Migliaia di persone sono in fuga, mentre centinaia di migliaia sono intrappolate in quello che potrebbe presto diventare un teatro di morte. L’ONU ha già lanciato l’allarme per una possibile carestia, dato che gli aiuti umanitari non arrivano a sufficienza. In questo mese, solo 396 camion di aiuti hanno varcato i confini di Gaza, un numero ben lontano dai 3.003 registrati a settembre.
E tutto è cominciato quel fatidico 7 ottobre dell’anno scorso, quando un attacco senza precedenti di Hamas contro Israele ha lasciato il mondo a bocca aperta: 1.206 persone sono state massacrate in un solo giorno, la maggior parte civili innocenti. Da allora, il conflitto non ha fatto altro che peggiorare, con Israele che ha risposto con una forza devastante: finora, 42.718 persone hanno perso la vita a Gaza, la maggior parte civili, secondo i dati del ministero della salute del territorio, che le Nazioni Unite ritengono attendibili.
Foto: AFP