Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha lanciato un attacco diretto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, accusandolo di non fare abbastanza per salvare gli ostaggi nelle mani di Hamas. Un’accusa pesante, che arriva in un momento cruciale, mentre il mondo guarda con il fiato sospeso gli sviluppi di una crisi sempre più drammatica.
Lunedì, in un incontro alla Casa Bianca, Biden non ha usato mezzi termini. Quando i giornalisti gli hanno chiesto se riteneva che Netanyahu stesse facendo il possibile per negoziare il rilascio degli ostaggi, la risposta del presidente è stata un netto e deciso “No
“. Una sola parola, ma carica di tensione e significato, che lascia poco spazio all’interpretazione.
Questo incontro con i negoziatori americani si è reso necessario dopo che sabato sei prigionieri, tra cui un cittadino americano, sono stati brutalmente uccisi a Gaza. Biden ha rivelato che i negoziatori sono “molto vicini
” a presentare una proposta finale sia a Israele che a Hamas, un passo che potrebbe segnare un punto di svolta in questa situazione drammatica.
In un segnale della gravità della situazione, l’agenda di Biden è stata modificata per dare priorità a questo incontro di emergenza, a cui ha partecipato anche la vicepresidente Kamala Harris, che si prepara a succedere a Biden nelle elezioni presidenziali di novembre. Un comunicato della Casa Bianca ha sottolineato che Biden e Harris avrebbero incontrato “il team negoziale americano per il rilascio degli ostaggi a seguito dell’uccisione del cittadino americano Hersh Goldberg-Polin e di altri cinque ostaggi da parte di Hamas sabato, e discuteranno gli sforzi per raggiungere un accordo che garantisca la liberazione degli ostaggi rimanenti
.”
Gli Stati Uniti, insieme a Egitto e Qatar, sono stati in prima linea nei tentativi di mediazione, lavorando instancabilmente per un possibile scambio di prigionieri e un cessate il fuoco nella devastante guerra in corso a Gaza.
Il bilancio è tragico: durante l’attacco del 7 ottobre contro Israele, Hamas ha catturato 251 ostaggi. Di questi, 97 sono ancora prigionieri a Gaza, inclusi 33 che, secondo l’esercito israeliano, sarebbero già morti. Una tregua di una settimana a novembre ha permesso la liberazione di alcune decine di ostaggi, ma la tensione resta alle stelle.
Sciopero di protesta fermato: la giustizia israeliana interviene
Nel frattempo, un tribunale israeliano ha bloccato uno sciopero indetto dal più grande sindacato del Paese, un gesto di protesta volto a mettere ulteriore pressione sul governo Netanyahu affinché faccia di più per liberare i prigionieri. Le famiglie degli ostaggi e i loro sostenitori sono esasperati e accusano il governo di non fare abbastanza per riportare a casa i propri cari, chiedendo un cessate il fuoco immediato.
Ma la violenza non si ferma. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha lasciato una scia di sangue con 1.205 vittime, per lo più civili innocenti, secondo i dati ufficiali israeliani raccolti da AFP. Dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, oltre 40.786 palestinesi sono stati uccisi, un bilancio che cresce giorno dopo giorno, stando ai dati del ministero della sanità di Gaza, controllato da Hamas. Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, la maggior parte delle vittime sono donne e bambini.
Foto: [Archivio Times Of Malta]