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Belgio, dopo mesi di stallo Bart De Wever conquista il governo tra tensioni e trattative estenuanti

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Un terremoto politico ha scosso il Belgio: dopo mesi di estenuanti trattative, Bart De Wever ha finalmente conquistato il posto di primo ministro, segnando una svolta storica per il paese. È il primo leader nazionalista fiammingo a guidare il governo, un risultato impensabile fino a qualche anno fa. Il Belgio, con il suo sistema politico notoriamente intricato e una divisione linguistica sempre più evidente, ha vissuto un’altra lunga odissea prima di trovare un accordo.

Dopo una maratona negoziale durata 60 ore e un programma di governo che supera le 800 pagine, De Wever ha giurato davanti al re Philippe nel palazzo reale di Bruxelles. Ma niente festeggiamenti: il nuovo premier si è subito diretto a un incontro cruciale con i leader dell’Unione Europea, dove ha affrontato dossier bollenti su difesa e relazioni transatlantiche.

Il percorso che ha portato a questo momento è stato tutt’altro che semplice. Il Belgio detiene il triste record di 541 giorni senza governo tra il 2010 e il 2011, e questa volta la situazione non è stata molto diversa. Le elezioni di giugno non avevano prodotto una maggioranza chiara, costringendo cinque gruppi politici a negoziare per mesi sotto la guida della N-VA di De Wever, il partito che ha ottenuto più seggi.

Alla fine, la nuova coalizione è composta da tre partiti fiamminghi – N-VA, i centristi cristiano-democratici e la sinistra di Vooruit (Onward) – e due partiti francofoni della Vallonia: il centrista Les Engagés e il centrodestra del Movimento Riformatore. Insieme, detengono una maggioranza di 81 seggi su 150 nel Parlamento belga.

Ma il vero nodo che ha rischiato di far saltare tutto è stato il deficit di bilancio, un problema esplosivo. Nel 2023, il Belgio ha registrato un deficit del 4,4% del PIL, ben oltre il limite del 3% imposto dall’Unione Europea. Il paese è finito nel mirino di Bruxelles ed è uno dei sette membri dell’UE sotto procedura di infrazione per violazione delle regole fiscali. De Wever ha insistito su tagli ai sussidi sociali e una riforma delle pensioni, provocando la furia dei sindacati.

Le tensioni sono arrivate a un punto critico la scorsa settimana, quando il leader fiammingo ha lanciato un ultimatum: o si trovava un accordo entro venerdì, o avrebbe abbandonato il tavolo. Alla fine, l’intesa è arrivata all’ultimo minuto, dopo trattative ad alta tensione durate tre giorni e tre notti.

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De Wever non è un volto nuovo nelle stanze del potere: la sua N-VA aveva già fatto parte del governo tra il 2014 e il 2018. Ora prende il posto di Alexander De Croo, il cui esecutivo aveva impiegato 493 giorni per formarsi nel 2019-2020. Dopo le elezioni di giugno, De Croo era rimasto in carica come premier ad interim, in attesa di un successore.

Ora tocca a De Wever: il Belgio si prepara a una nuova era politica, con un governo più spostato a destra e una leadership decisa a ridisegnare il futuro del paese.

Foto: AFP

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