Un ufficiale della Guardia di Finanza è stato assegnato alla Direzione Nazionale Antimafia nell’ambito delle indagini. Foto: Shutterstock
Un ufficiale di polizia italiano, accusato di aver scavato nei file privati di VIP e giornalisti, ha scatenato uno scandalo sulla privacy questa settimana, alimentando l’indignazione di tutto lo spettro politico.
I pubblici ministeri stanno indagando sull’accesso illegale alle informazioni di centinaia di persone di alto profilo, tra cui figurano personaggi diversi come il calciatore Ronaldo, il rapper Fedez, il ministro della Difesa Guido Crosetto e la fidanzata del defunto Silvio Berlusconi.
La vicenda risale al 2022, quando il quotidiano Domani pubblicò un’inchiesta sui redditi di Crosetto – allora appena nominato nel gabinetto del premier Giorgia Meloni – rivelando il suo lavoro per aziende del settore della difesa.
Crosetto presentò una denuncia, dando il via a un’indagine che portò all’impiego di Pasquale Striano, ufficiale della Guardia di Finanza addetto ai reati finanziari, presso la Direzione nazionale antimafia (Dna).
Tra il novembre 2019 e il novembre 2022, è emerso in seguito, Striano ha effettuato decine di migliaia di ricerche nelle banche dati ufficiali in quella che il procuratore Raffaele Cantone ha descritto come una “frenetica ricerca di informazioni”.
Alcune ricerche nei database – che includono informazioni su procedimenti giudiziari in corso, anche su transazioni finanziarie sospette – erano giustificate come parte del suo lavoro.
Ma giovedì, in un’audizione davanti a una commissione parlamentare sulla mafia, Cantone ha detto che la sua squadra stava indagando su 800 voci potenzialmente irregolari relative a 165 persone, molte delle quali “soggetti sotto gli occhi di tutti, i cosiddetti VIP”.
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Striano è accusato di accesso illegale a un sistema informatico e di pubblicazione di informazioni ufficiali.
Un filone separato dell’inchiesta riguarda anche un procuratore antimafia di Roma, Antonio Laudati, sospettato di aver chiesto a Striano di condurre quattro inchieste ingiustificate.
Le motivazioni di Striano rimangono poco chiare. Il procuratore ha dichiarato che il funzionario non stava collaborando con l’inchiesta e che non era ancora emerso alcun vantaggio economico.
Cantone ha confermato che anche quattro giornalisti sono stati presi di mira nell’inchiesta.
“Spionaggio di tipo sovietico”
Tre dei giornalisti lavorano per Domani, un piccolo quotidiano di sinistra che critica regolarmente i leader politici di tutti gli schieramenti, ma in particolare quelli di destra.
È stato Domani a rivelare che Crosetto ha guadagnato circa 2,3 milioni di euro tra il 2018 e il 2021 da aziende dell’industria delle armi, evidenziando un potenziale conflitto di interessi.
Domani ha dichiarato che il trio è accusato di accesso improprio ai sistemi informatici in collaborazione con Striano e di rivelazione di segreti, per cui rischia cinque anni di carcere.
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L’associazione ha condannato l’indagine come una minaccia alla libertà di stampa, in un Paese che si colloca al 41° posto su 180 Paesi nell’indice annuale stilato dal gruppo Reporter senza frontiere.
Il caso “è un monito per Domani e per tutti i giornalisti”, ha dichiarato il giornale.
Anche i leader politici italiani hanno reagito con sdegno, dal governo di destra della Meloni all’opposizione di sinistra.
“È molto grave che in Italia ci siano funzionari statali che hanno trascorso il loro tempo a violare la legge controllando i cittadini comuni… e trasmettendo queste informazioni alla stampa”, ha dichiarato Meloni all’inizio della settimana.
“Usare le banche dati pubbliche in questo modo non ha nulla a che vedere con la libertà di stampa”
Il partito di estrema destra Lega di Matteo Salvini, vice primo ministro della Meloni, lo ha definito “spionaggio illegale di tipo sovietico”.
Elly Schlein, leader del Partito Democratico, principale partito di opposizione di centro-sinistra, ha affermato che si tratta di uno “scandalo di una gravità senza precedenti”.
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“È fondamentale che questo tipo di cose non si ripetano”, ha dichiarato.