Calcio

Sentenza Diarra: le regole FIFA sui trasferimenti verso una svolta storica

Published

on

Un caso che potrebbe scuotere le fondamenta del calcio mondiale! Una sentenza storica, destinata a cambiare per sempre le regole del gioco, è stata emessa il 4 ottobre dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE). Al centro di tutto questo, l’ex centrocampista di Real Madrid e Chelsea, Lassana Diarra. Il suo caso, C-650/22 FIFA v. BZ, conosciuto come il “caso Diarra”, ha messo in ginocchio alcune delle rigide normative della FIFA sullo status e il trasferimento dei calciatori. Ma cosa significa tutto questo?

Questa clamorosa decisione apre uno spiraglio a giocatori, club e agenti di poter chiedere risarcimenti milionari se in passato sono stati vittime di queste regole restrittive. Immaginate: giocatori che hanno perso contratti importanti o club che hanno pagato cifre esorbitanti solo per rispettare delle regole ora ritenute illegittime. Il loro tempo per fare giustizia potrebbe essere finalmente arrivato!

Tutto ha avuto inizio nel 2014, quando Diarra ha rotto con il Lokomotiv Mosca. Il club russo lo ha accusato di aver terminato il contratto senza motivo e ha preteso 20 milioni di euro di risarcimento. “Non mi avevano pagato tutto lo stipendio,”  ha ribattuto Diarra, giustificando così la sua decisione di lasciare la squadra. Ma la FIFA si è schierata dalla parte del Lokomotiv, ordinando a Diarra di pagare 10,5 milioni di euro per violazione contrattuale.

La carriera di Diarra è stata bloccata, nessun club voleva rischiare di firmare un giocatore in mezzo a una bufera legale. Il Royal Charleroi S.C., un club belga, era interessato, ma le severe sanzioni della FIFA lo hanno fermato. Così Diarra ha portato il caso davanti ai tribunali belgi, e da lì è arrivato alla CGUE.

Ma cosa c’è di così controverso nelle regole della FIFA?

Le norme incriminate sono tre:

Advertisement
  • Articolo 17(2): Se un giocatore rescinde un contratto senza motivo valido, lui e il nuovo club sono tenuti a pagare un risarcimento al club precedente.
  • Articolo 17(4): Si presume che il nuovo club abbia incoraggiato la rottura del contratto se firma il giocatore entro un certo periodo protetto, rischiando sanzioni pesanti come il blocco dei trasferimenti.
  • Articolo 9(1) e Allegato 3: Un giocatore non può essere tesserato da un nuovo club finché la controversia con il vecchio club non è risolta.

Diarra ha sostenuto che queste regole violassero il suo diritto di lavorare nell’UE e restringessero la concorrenza tra i club. La CGUE ha concordato, dichiarando che tali regole limitano ingiustamente sia la libertà di movimento dei calciatori sia la possibilità per i club di ingaggiare i migliori talenti. “La stabilità delle squadre è importante, ma non può essere mantenuta con regole così rigide,”  ha affermato la Corte.

E ora? Che cosa cambierà davvero nel calcio?

La sentenza apre nuovi scenari. Da ora in poi, i giocatori dovranno comunque rispettare i loro contratti, ma i risarcimenti saranno regolati dalle leggi nazionali, e non includeranno più fattori come il valore del nuovo contratto del giocatore o le spese sostenute dal club per ingaggiarlo. Inoltre, i nuovi club non saranno più automaticamente corresponsabili insieme al giocatore per il risarcimento. Questo significa una cosa sola: i club potrebbero essere più inclini a firmare giocatori in disputa con le loro vecchie squadre.

Attenzione però, perché i rischi finanziari per i giocatori aumentano. Se un giocatore rompe il contratto, dovrà coprire i costi da solo, senza l’aiuto del nuovo club. Le sanzioni sportive per chi induce una violazione contrattuale rimangono possibili, ma sarà più difficile dimostrare che un nuovo club sia responsabile.

E le dispute passate?

Questa decisione potrebbe riaprire vecchi casi, con giocatori e club che potrebbero chiedere risarcimenti per danni subiti in passato a causa delle vecchie regole FIFA. Anche le controversie attuali potrebbero essere influenzate, poiché le parti coinvolte potrebbero chiedere una revisione alla luce di questa sentenza.

Non siamo però davanti a una rivoluzione totale come quella causata dalla sentenza Bosman del 1995. I giocatori devono ancora rispettare i contratti, e le regole restano complesse. Tuttavia, questa decisione dà a calciatori e club maggiore libertà nella gestione delle controversie contrattuali e potrebbe portare a un mercato dei trasferimenti più competitivo e flessibile.

“È una sentenza che bilancia meglio i diritti dei calciatori con l’esigenza di equità nel sistema dei trasferimenti”, ha concluso la CGUE. Anche se spetterà ora ai tribunali belgi emettere il giudizio finale, è quasi certo che adotteranno le conclusioni della CGUE.

Advertisement

Foto: [AFP]

Exit mobile version