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Lobby: Bambini “sfruttati, trattati come merce” dai club calcistici

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Le attuali regole della Malta Football Association (MFA) sul trasferimento dei giocatori stabiliscono che i dodicenni devono impegnarsi con un club per tre anni. Foto: Shutterstock

I bambini di 12 anni vengono “sfruttati” e “trattati come merci finanziarie” dalle società calcistiche che possono vincolare i giocatori per anni anche se i giovani non sono soddisfatti di giocare per loro, sostiene un gruppo di pressione.

“Un recente incidente ha coinvolto i genitori di un ragazzo di 16 anni, ai quali è stato chiesto di pagare 5.000 euro per permettere al figlio di trasferirsi in un altro club, anche se le sue opportunità di gioco erano limitate”, ha dichiarato l’Associazione dei calciatori di Malta (MFA) in un comunicato.

“In un altro caso, i genitori di tre giocatori di età compresa tra i 16 e i 17 anni hanno dovuto sborsare 1.500 euro ciascuno, oltre ai 400 euro della quota associativa annuale e ai 180 euro della quota annuale per il kit”, si legge nel comunicato.

L’associazione ha presentato un reclamo al commissario per l’infanzia in merito alla questione.

Secondo il regolamento della Malta Football Association (MFA) sul trasferimento dei giocatori, i dodicenni devono impegnarsi con un club per un “periodo di servizio obbligatorio” di tre anni.

Una volta scaduto questo periodo, devono impegnarsi fino al compimento del 18° anno di età se vogliono continuare a giocare.

Le regole dell’MFA stabiliscono che spetta al club decidere se rilasciare un giocatore. Ciò significa che i ragazzi non possono trasferirsi in un’altra squadra a meno che il club di appartenenza non accetti.

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L’MFPA ha dichiarato che, di conseguenza, i club spesso chiedono ai genitori di pagare una tassa di trasferimento per concedere il rilascio.

“Purtroppo, questo sistema crea situazioni in cui i dilettanti minori sono praticamente alla mercé dei loro club e trattati come merci”, ha aggiunto la MFPA.

Questa pratica è diventata la norma nel corso degli anni, ha affermato l’associazione, aggiungendo che le regole locali violano la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia.

I bambini, secondo l’associazione, vengono “sfruttati a fini economici” e viene loro negato il diritto al tempo libero e la possibilità di partecipare liberamente alla vita culturale.

“L’MFPA ha intrapreso un’azione legale presentando un reclamo all’Ufficio del Commissario per l’infanzia per conto di numerosi genitori che si sono rivolti all’associazione nel corso degli anni”.

Sono state inviate domande alla MFA.

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