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Malta

una denuncia ribaltata: la verità scomoda emersa in tribunale

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Uno scontro esplosivo tra ex partner, un’accusa che si ribalta contro chi l’ha lanciata e un tribunale che si trova davanti a una verità scomoda: la giustizia è stata usata come arma di vendetta?

Una donna ha denunciato il suo ex compagno per aver violato un ordine di protezione, ma ciò che è emerso in aula ha lasciato tutti senza parole. Gli investigatori hanno rivelato che la donna avrebbe volutamente provocato l’uomo per spingerlo a reagire e poi denunciarlo. Il suo obiettivo? Colpirlo con un’accusa “vendicativa” e rovinarlo.

L’uomo, 26 anni, è stato accusato di aver infranto un ordine di protezione nei confronti della madre dei suoi tre figli e di aver violato tre diverse condizioni di libertà su cauzione. Ma qualcosa non tornava. La polizia ha scavato più a fondo e ha scoperto che il vero persecutore, in questa vicenda, potrebbe non essere chi tutti pensavano.

Una denuncia costruita a tavolino?

L’ispettore di polizia Audrey Micallef ha raccontato in tribunale che la donna si era presentata all’unità per la violenza domestica affermando che l’ex l’aveva contattata più volte su WhatsApp e aveva cercato di inviarle messaggi tramite amici in comune. Aveva persino detto che lui l’aveva chiamata a tarda notte e che aveva sentito il rumore di un’auto sospetta sotto casa.

Ma la realtà raccontata dai messaggi era ben diversa. Quando la polizia ha esaminato le conversazioni fornite dalla donna, ha scoperto che non c’era alcun messaggio fuori contesto: tutte le comunicazioni riguardavano esclusivamente i loro figli, di appena cinque, tre e un anno. E non solo: anziché essere perseguitata, era lei a cercarlo insistentemente, cercando di trascinarlo in discussioni fuori tema.

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In uno degli scambi, per esempio, gli aveva chiesto soldi per un taxi, sapendo che lui non poteva andare a prendere i bambini a causa del lavoro. Quando l’uomo ha scelto di ignorarla, lei lo ha tempestato di messaggi, fino a lanciargli una minaccia ambigua: “Farò quello che devo fare” .

Un pressing ossessivo: le chiamate della donna alla polizia

Dopo aver sporto denuncia, la donna non si è limitata ad aspettare gli sviluppi. Ha iniziato a tempestare di chiamate l’ispettore Micallef, chiedendo con insistenza se il suo ex fosse già stato arrestato. Un comportamento che ha acceso un campanello d’allarme: perché tanta urgenza?

Ma il dettaglio che ha fatto più scalpore è stato un altro. Solo due mesi prima, la donna era stata sottoposta a una valutazione del rischio e aveva ottenuto un punteggio di 12. Dopo aver sporto denuncia contro l’ex per lo stesso motivo, il suo punteggio era misteriosamente salito a 17. Alla richiesta di spiegazioni, gli stessi valutatori hanno deciso di correggere il punteggio a 15.

Un gioco pericoloso che ha fatto infuriare l’ispettore: “Non stiamo estraendo numeri a tombola”, ha tuonato in aula. “La mia unica regola è il codice penale, e io agisco solo in base ai fatti” .

Giustizia o vendetta personale?

L’avvocato della difesa, Jose Herrera, ha preso la parola per ringraziare l’ispettore per la sua onestà. Ha sottolineato che, se anche il suo assistito avesse commesso un’infrazione, questa sarebbe stata solo a livello tecnico.

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“È chiaro come il sole che è stata lei a cercarlo, a scrivergli, a provocarlo. Il tribunale non può diventare lo strumento di una vendetta personale” , ha dichiarato.

Herrera ha poi lanciato un allarme sulla situazione giudiziaria maltese: attualmente, ci sarebbero ben 3.000 casi di violenza domestica ancora pendenti. “Non è una sorpresa”, ha detto, “perché una volta che una denuncia viene presentata, non può più essere ritirata” .

Un padre ostacolato: il dramma nascosto dietro la denuncia

L’ispettore Micallef ha chiesto al tribunale di emettere una condanna sospesa, puntando il dito contro la donna e il suo comportamento manipolatorio. “Questa denuncia è palesemente vendicativa e il suo unico scopo è quello di danneggiare l’uomo” , ha dichiarato.

E non è tutto. L’inchiesta ha rivelato che la donna ha tentato più volte di impedire all’uomo di vedere i suoi figli. Gli aveva vietato di passare a prenderli a casa della nonna e insisteva affinché comunicasse direttamente con lei, mettendolo in difficoltà con l’ordine di protezione. In alcuni periodi, gli aveva concesso di vedere i bambini solo tramite videochiamate.

“I figli non dovrebbero mai essere usati come un’arma contro il padre” , ha detto Micallef con fermezza.

Ma la vendetta della donna non si limitava a questo. Ogni volta che scopriva che l’ex aveva una nuova compagna o una semplice amica, scattava la rappresaglia. L’uomo ha mostrato alla polizia messaggi in cui la sua ex minacciava di aggredire qualsiasi donna che sospettava fosse accanto a lui.

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“Di solito, in casi del genere, includo l’accusa di uso improprio di dispositivi elettronici”, ha aggiunto Micallef. “Ma questa volta non l’ho fatto, perché non ci sono insulti o minacce da parte dell’uomo. Se ci sono, arrivano dall’altra parte” .

Il verdetto

Dopo aver ascoltato tutte le testimonianze, la magistrata Marse Ann Farrugia ha condannato l’uomo a un anno di carcere con pena sospesa per due anni. Inoltre, ha disposto la confisca di 600 euro dai depositi cauzionali.

Un caso che fa riflettere: quante denunce sono realmente fondate e quante sono solo il frutto di giochi di potere e vendette personali?

Foto: Times of Malta

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