Un drammatico incidente, un tribunale diviso e una giovane automobilista che riesce a dimostrare la sua innocenza: il caso di Michela Vassallo ha tenuto tutti con il fiato sospeso. La notte del 1° marzo 2022, Michela stava tornando a casa dopo aver accompagnato un’amica a Żabbar. Mentre si avvicinava a Triq Wied il-Għajn, una luce lampeggiante alla sua destra l’ha colta di sorpresa. Era la sirena di un veicolo della polizia, in corsa per rispondere a una chiamata d’emergenza per un furto sospetto.
Quella che poteva sembrare una semplice collisione si è trasformata in un’indagine intricata. Michela è stata accusata di aver ignorato un segnale di stop e di aver provocato l’incidente che ha ferito un agente e causato danni significativi. Ma la sua versione raccontava un’altra storia: “Ero ferma al segnale di stop quando una macchina mi è piombata addosso a tutta velocità. Mi sono ritrovata nella corsia opposta
,” ha dichiarato in aula, visibilmente scossa.
La dinamica dell’incidente è diventata un puzzle complesso. Gli agenti di polizia presenti nell’auto hanno testimoniato che Michela sarebbe uscita dalla strada laterale senza fermarsi. “Ho cercato di evitarla, ma non ci sono riuscito”, ha detto il conducente della vettura della polizia. Ma l’avvocato difensore, Mario Buttigieg, ha sollevato dubbi significativi: “Se davvero ha attraversato il loro percorso, perché i danni sono sulla fiancata dell’auto e non sul frontale?
”
Un dettaglio tecnico ha ulteriormente messo in discussione la versione della polizia: secondo un perito dell’assicurazione, i danni al veicolo, che ammontano a oltre 8.000 euro, e l’attivazione degli airbag indicavano una velocità elevata. Anche le condizioni della strada, bagnata quella sera, potrebbero aver influito.
Un momento cruciale si è verificato in ospedale. Michela, sotto shock, ha chiesto a una delle agenti presenti al momento dello scontro: “Dove mi trovavo quando è avvenuto l’incidente?” La risposta è stata sorprendente: “Ti ho vista ferma al segnale di stop e ho detto al conducente: ‘Attento’, ma poi siamo entrati in collisione
.” Quella frase, confermata dal padre di Michela, ha aggiunto un tassello fondamentale alla difesa.
Alla fine, il tribunale, presieduto dal magistrato Yana Micallef Stafrace, ha stabilito che esisteva “un grave conflitto di prove sulle dinamiche dell’incidente“. Non potendo provare oltre ogni ragionevole dubbio che Michela fosse responsabile, la giovane è stata assolta da tutte le accuse.
Foto: Times of Malta