Un errore medico? Non proprio. Il tribunale ha stabilito che la responsabilità della perdita di un testicolo non ricade sul chirurgo, ma sul trattamento inadeguato
ricevuto presso l’ospedale Mater Dei. Un verdetto che solleva domande e sposta il peso delle colpe su un sistema sanitario apparentemente inadeguato.
Tutto ha avuto inizio in quella che doveva essere una giornata normale, nel luglio 2014. Il paziente, con una cisti rilevata durante un controllo di routine, si era affidato a una clinica privata per un intervento chirurgico considerato di poco conto. Il medico era pronto a risolvere il problema con facilità. Ma, come in ogni storia che si rispetti, ci fu un imprevisto: “Durante l’operazione, il chirurgo si accorse che la cisti era più profonda del previsto.” La situazione si complicò. Nel rimuovere la massa, il testicolo fu perforato, causando una grave emorragia interna. “Il medico intervenne immediatamente, suturando la ferita.”
Tutto sembrava risolto.
Ma la calma durò poco. Una volta a casa, il paziente iniziò a soffrire dolori insopportabili. Cercò disperatamente il suo medico, ormai irreperibile in clinica. Fu solo nel tardo pomeriggio che il chirurgo, una volta contattato, si recò personalmente a visitarlo. “La situazione richiedeva un trattamento immediato,”
spiegò il medico. Con una mossa rapida, redasse una lettera di ricovero urgente per il Mater Dei, fornendo dettagli accurati sull’intervento e sullo stato critico del paziente.
Tuttavia, l’intervento presso l’ospedale pubblico si rivelò catastrofico. “Non ricevette il trattamento adeguato per la complicazione post-operatoria”
ha dichiarato il tribunale, basandosi sul rapporto del dottor Mario Scerri. Dopo un secondo intervento, eseguito senza successo, il paziente perse il testicolo.
Tre anni dopo, l’uomo decise di denunciare il chirurgo per negligenza professionale. Le accuse erano gravi: il medico, ormai cinquantenne, rischiava di essere riconosciuto colpevole di aver causato gravi danni alla salute del paziente.
Ma in tribunale emerse una verità diversa. L’esperto forense Scerri testimoniò che il chirurgo aveva agito in modo corretto durante l’intervento iniziale. “Non era un’operazione complicata né richiedeva particolari specializzazioni,” spiegò. Il vero problema? “Il trattamento ricevuto al Mater Dei.” Scerri fu categorico: “Se il secondo intervento fosse stato condotto in maniera clinicamente adeguata, il paziente non avrebbe perso il testicolo.”
Il magistrato Jean Paul Grech, nel suo giudizio, concordò con l’esperto. Pur ammettendo che la prima operazione aveva causato la perforazione del testicolo, sottolineò che il chirurgo aveva agito con prontezza e responsabilità. “Aveva fermato l’emorragia e si era assicurato che il paziente ricevesse le cure urgenti necessarie.” Per il tribunale, non vi erano prove sufficienti per stabilire un nesso causale diretto tra l’intervento iniziale e la perdita del testicolo. “L’esito catastrofico poteva essere evitato con un adeguato trattamento chirurgico al Mater Dei.”
Alla luce di tali conclusioni, il chirurgo è stato assolto con formula piena.
I nomi delle parti coinvolte rimangono coperti da un ordine di anonimato.
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